Tele Cortina la tv preferita dal pontefice
Da Lorenzago le cronache quotidiane di Belli «Navarro disse: “Non ne perde mai una”»
Mario Ferruccio Belli e' tra coloro che terranno lezioni
LORENZAGO. «Fantastici quei giorni di trenta anni fa! Tele Cortina era diventata l’emittente ufficiale delle vacanze dolomitiche del Papa. Chi l’avrebbe mai sognato?». Mario Ferruccio Belli, giornalista e scrittore, rivive i giorni di Lorenzago. Lui al Corriere della Sera, per il quale faceva il corrispondente dalla provincia di Belluno, lo aveva anticipato già a giugno che sarebbe arrivato Giovanni Paolo II in vacanza, ma il giornale, dopo aver fatto le verifiche a Roma, dal vaticanista, era stato lapidario: «Escludo in maniera assoluta una simile ipotesi» . E invece... Sentiamo la versione del Belli. «A Lorenzago andavo in auto ogni giorno per lavoro, rientrando alla sera a Cortina, dove avevo e ho tuttora la mia famiglia e dove ero, fin dal 1964, corrispondente del Corriere della Sera. Nella tarda primavera del 1987 a Lorenzago erano state notate auto targate Vaticano girare per il paese e presto l’amico impresario Bepi Gerardini mi confidò che aveva avuto l’incarico di fare dei lavori nella villa-castello di proprietà della Diocesi di Treviso. E un bel giorno mi sussurrò in dialetto: “Vien al papa in vacansa!”».
Mario Ferruccio Belli capisce che la notizia è troppo grossa per prestarvi fede senza qualche verifica riservata in paese, dove però nessuno sapeva ancora la novità. «Si arrivò ai primi di giugno», riprende Belli, «quando l’amico Gerardini, molto serio, affermò anche i lavori di sistemazione della piccola villa accanto al castello erano finiti e in quella avrebbe alloggiato proprio il Papa, che sarebbe arrivato in luglio. Per darmene conferma, senza dare troppo nell’occhio, mi portò a visitarla. Frattanto la notizia del suo arrivo cominciò a circolare anche fra le persone in vista del paese: il segretario comunale Fabbro, l’albergatrice Sara Vannini, gli impiegati del Comune. Troppe conferme, insomma, per non essere vera».
E allora cosa fece?
«Fu allora che chiamai il Corriere della Sera, dove avevo amico il capo servizio Pier Augusto Macchi, e gliela dissi, chiedendo se volevano un servizio. Dopo un giorno mi richiamò e disse secco: “Abbiamo parlato con il nostro vaticanista a Roma che non sa nulla, anzi esclude in maniera assoluta una simile ipotesi. Per ora aspetta, ti farò sapere”. Di fatto passarono ancora parecchi giorni, poi all’improvviso il Vaticano comunicò ufficialmente che il Santo Padre avrebbe trascorso le future vacanze in Cadore. Mi pare che fossimo a una decina di giorni prima dell’evento. L’amico Macchi mi chiamò per scusarsi e disse, fammi intanto un servizio sul paese di Lorenzago. Poi precisò che il giornale, vista l’importanza dell’evento, aveva deciso di mandare per le vacanze papali l’inviato speciale Gian Antonio Stella”.
È stato allora che decise diseguire il soggiorno del Papa per Tele Cortina?
«Proprio così. Allora io collaboravo (gratis ovviamente) con la neonata televisione locale Tele Cortina, diretta da Gianni Chiappe e in seguito confluita in Telebelluno, con rubriche di storia locale, alpinismo nelle Dolomiti e mondanità di Cortina. In pratica, essendo io già sul luogo, mi venne chiesto di seguire le vacanze del Papa, anche perché avevo già fatto un primo servizio dando loro la notizia in anteprima. Così fin dal primo giorno l’operatore e io eravamo sui prati del castello di Lorenzago in attesa dell’elicottero del Papa. Mi pare che fossimo soli, perché gli inviati della Rai se ne stavano in piazza, vicino al campanile, al centro del paese, di cui ovviamente non conoscevano ancora le tante sfaccettature logistiche».
Come andarono quelle prime vacanze del Papa?
«Diciamo che nel 1987 vennero organizzate, per così dire, un po’ alla buona. Il Vescovo Maffeo Ducoli, forse anche lui preso alla sprovvista, aveva accentrato tutto nelle sue mani, dalla scelta dell’autista a chi lo avrebbe accompagnato nelle escursioni, dalla individuazione dei luoghi dove portarlo a passeggiare alle parrocchie dove fargli dire la messa... Non esisteva nemmeno un vero servizio stampa. Il caro collega don Lorenzo Dell’Andrea, direttore del settimanale diocesano l’Amico del Popolo, veniva su da Belluno e riempiva il vuoto con tanta buona volontà. Il dottor Joaquin Navarro-Valls tenne una, o forse due conferenze stampa affollate di giornalisti nazionali, dove c’era appunto anche Stella, spiegando ciò che ragionevolmente sarebbe avvenuto durante le prime vacanze in montagna del Papa. Soprattutto precisò che la sua visita si sarebbe svolta in via riservata, nell’ambito del castello e dei suoi dintorni, dove però era vietato entrare trattandosi di proprietà private. Navarro chiuse dicendo che il programma, comunque, non era ancora stato definito e ci augurò buon lavoro. I colleghi rimasero delusi. Ci furono sommesse proteste, ma Navarro fu inflessibile perché disse letteralmente: “Il Papa desidera riposare”».
E lei come si mosse?
«La mia posizione era, per così dire, “privilegiata”, poiché conoscevo la maggior parte delle persone che si muovevano attorno all’augusto ospite, dalle suore della villetta alle autorità di Lorenzago, ai custodi del castello, brava gente del paese, i quali erano i testimoni più diretti della giornate del Pontefice. Perciò le notizie non mi mancavano e alla sera (rigorosamente in diretta a partire dalle 20.30), mi era facile parlare nella rubrica che avevamo battezzato “Oggi il Papa!”. Tanto che alcuni colleghi giornalisti cittadini aspettavano di vedere la mia rubrica al televisore del bar-albergo Centrale di Lorenzago dei cari amici Vannini per poi buttare giù il pezzo per il loro giornale».
E l’anno successivo, 1988, che cosa cambiò nelle seconde vacanze papali a Lorenzago?
«Anzitutto che il dottor Navarro-Valls decise di tenere una conferenza stampa giornaliera nei saloni del municipio, alle 19.30, subito apprezzata e affollata. Io vi assistevo, poi scappavo via di corsa per essere a Cortina puntuale al mio appuntamento televisivo. Ricordo un fatto curioso: l’ultimo giorno delle vacanze del 1988 il Papa concesse un’intervista in esclusiva, e a turno uno dopo l’altro, a un corrispondente della Cnn, al collega di Rai Uno, a quello di Rai Tre di Venezia, poi a Italo Salomon di Telebelluno, infine a me di Tele Cortina, che ero ovviamente il meno importante. Eppure, quando toccò a me il Papa Giovanni Paolo II mi riconobbe, mi strinse l’avambraccio e sorridendo disse “Ah! Il giornalista Belli di Tele Cortina”. Non ti dico la mia emozione! Ebbene sì, mi aveva riconosciuto, come seppi più tardi dallo stesso Navarro-Valls. Essendo alla fine del nostro lavoro in comune, lo avevamo invitato a cena dopo l’intervista, e in quella occasione il capo della Sala stampa vaticana (con il quale ci davamo del tu e con il quale sono rimasto per più anni in contatto), mi precisò che alla sera, quando il Papa sedeva a cena puntuale alle 20, qualcuno accendeva Rai Uno e egli faceva di tanto in tanto zapping su altri canali. Ma, alle 20.30 diceva immancabilmente: “Ora sentiamo gli amici di Tele Cortina!”. E ci ascoltava con attenzione, guardando le riprese che gli operatori avevano fatto dei paesi, delle sue partenze in auto attraverso Lorenzago, i rientri alla sera, seguendo incuriosito le interviste che avevo fatto ai personaggi sconosciuti dei paesi dove era stato il giorno prima. Fossero vecchietti o donne imbarazzate, guardie, autorità, bambini come i figli del custode del rifugio Chiggiato sull’Antelao».
Insomma il Papa vi teneva d’occhio, voi di Telecortina.
«Sì, e solo dopo ho capito perché tante persone sconosciute, alcuni preti compresi, mi telefonassero per darmi notizie più o meno riservate. Essi sapevano che poi, riportate nei nostri servizi televisivi da Cortina, sarebbero arrivate direttamente alle orecchie del caro Papa, nostro amico, unico nella storia, Giovanni Paolo II».
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