Telecamera non segnalata: è polemica a Longarone

Effusioni in chiesa, paese ancora diviso tra chi difende i ragazzi e chi don Gabriele. «Non è il posto migliore per appartarsi, ma chi non c’è andato con la morosa?»

LONGARONE.  Mistero della fede? I longaronesi stentano a capire la decisione di don Gabriele Bernardi di zittire le campane fino a domenica, per dare un segnale, dopo che sabato una decina di ragazzi e ragazze si era appartata nell’anfiteatro della chiesa del Michelucci, alla ricerca di intimità di gruppo.

A parte il fatto che lunedì la comitiva è andata in canonica a scusarsi, c’è anche chi mette in dubbio la legittimità di quella telecamera appollaiata vicino agli stessi bronzi, in mancanza di un cartello che avverte della sua presenza. Ce ne sarebbe abbastanza per discutere di legge sulla privacy, come per la piazzole ecologiche o qualsiasi altro luogo pubblico: l’avessero saputo, i ragazzi ripresi nel video non si sarebbero messi a “limonare”. Difficile pensare a un gesto di sfida. In una mattina i cui i caffè di via Roma sono pieni e “Lucifero” fa sudare più di altri giorni, i giornali sono immancabilmente aperti nelle pagine locali e le discussioni finiscono tutte nello stesso argomento. Quello suggerito dalla locandina all’esterno dell’edicola: «Parliamoci chiaro: chiunque abbia fra i 30 e i 40 anni non può negare di essere stato almeno una volta nell’anfiteatro della chiesa in compagnia della morosa», ammette un conosciutissimo barista, «l’abbiamo fatto tutti, senza per questo dare scandalo. Non sarà il posto più adatto trattandosi di un luogo sacro, questo dobbiamo ammetterlo, però è sicuro e garantisce dagli sguardi indiscreti. Basta non andare troppo oltre, naturalmente».

L’occhio elettronico è stato piazzato lassù per cercare di smascherare gli autori di atti di vandalismo. Non era previsto che immortalasse effusioni tra adolescenti: «Non so se quel dispositivo sia legittimo, dal momento che non è adeguatamente segnalato», osserva un avventore, «non ho mai visto alcun cartello e sono quasi sicuro che sia necessario in un luogo pubblico, che può essere frequentato da chiunque. Io denuncerei il parroco per violazione della legge sulla privacy, ma vedo che questi ragazzi si sono già scusati con lui, di conseguenza è chiaro che i loro genitori non andranno dai carabinieri a presentare una querela».

La discussione attraversa un po’ tutte le fasce d’età. C’è una giovane nonna, che sta passeggiando con il suo splendido nipotino, proprio all’interno dell’anfiteatro dell’edificio sacro: «Ho letto sul giornale quello che è successo. Non condivido l’atteggiamento di questi ragazzi, perché abbiamo avuto tutti 20 anni e ai miei tempi si andava altrove a fare certe cose invece di scegliere una chiesa. Non è stata una bella iniziativa. Allo stesso tempo, non capisco la risposta di don Gabriele, perché non dobbiamo generalizzare, pensando che i nostri ragazzi siano tutti maleducati e non mi sembra che sia il caso di penalizzare un’intera comunità. Mi sembra che la vicenda potesse essere risolta bonariamente, senza prendere iniziative pesanti e che si ripercuotono su tutti».

Don Bernardi ha accettato le scuse, ma rimane irremovibile, perché un segnale a fedeli e non bisogna, comunque, darlo: le campane non suoneranno almeno fino a domenica: «Pazienza», allarga le braccia un bancario, «non credo che ne sentiremo la mancanza. Se ha deciso in questo senso, non abbiamo niente da dire. Credo che ce ne faremo una ragione, aspettando qualche giorno».

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