Temperature miti: sempre più a rischio i ghiacciai dolomitici
BELLUNO. Se la temperatura continuerà ad aumentare, i ghiacciai bellunesi saranno destinati a scomparire. È l’esito del progetto “3PClim”, all’interno del programma Interreg IV Italia-Austria, che ha come finalità principale l'aggiornamento della climatologia dell'area delle Alpi orientali compresa tra il Tirolo, il Sud Tirolo/Alto Adige e il Bellunese. Al progetto ha aderito anche l’Arpav, tramite il Dipartimento regionale per la sicurezza del territorio, il Centro Valanghe di Arabba e il centro Meteorologico di Teolo.
Dall'analisi delle cartografie climatologiche è venuta la conferma del trend in atto da tempo, di aumento delle temperature che, proprio in ambito alpino, hanno fatto registrare negli ultimi decenni valori più marcati rispetto a quelli medi a livello globale.
«Per una questione di distribuzione delle masse d'acqua, tutto l'emisfero nord ha avuto un maggiore incremento termico rispetto al sud», precisa il previsore Gianni Marigo del Centro valanghe di Arabba, tra i curatori del progetto che ha preso in esame un arco temporale lungo un trentennio, dagli anni Ottanta fino al 2014.
Temperature e ghiacciai. «Sulle Alpi si sono osservati i massimi incrementi termici rispetto all'intero globo, con un aumento di circa 2 gradi», precisa Marigo. L'impennata della colonnina di mercurio si è registrata a partire dagli anni Ottanta fino agli inizi del 2000, poi è seguita una temporanea frenata. «Difficile capire quale sia la causa di questo trend, lo vedremo fra molti anni. Secondo i modelli di proiezione climatica in nostro possesso, però, l’aumento non è affatto terminato: nelle nostre aree, infatti, la temperatura è destinata a salire ulteriormente», prosegue il previsore. «Ad oggi abbiamo visto che nelle Alpi bellunesi si è registrata una riduzione dei giorni di gelo e una crescita delle giornate con ondate di calore estivo. Gli effetti di questo fenomeno sul territorio sono un generalizzato ed esteso ritiro dei ghiacciai, con una notevole perdita del loro volume». Alcuni tra i più piccoli sono già scomparsi, mentre altri si stanno ritirando inesorabilmente. «Dal 2004 al 2009 la Marmolada, ad esempio, ha perso 9 milioni di metri cubi di ghiaccio (la superficie del ghiacciaio era di 1,6 km quadrati nel 2009), passando da 36 milioni a 27 milioni», aggiunge Andrea Crepaz del Centro valanghe di Arabba. «Nelle Dolomiti dal 1980 al 2009 la diminuzione della superficie dei ghiacciai è stata del 29,4%».
Ma un'eventuale scomparsa dei ghiacciai, per Marigo, non provocherebbe grandi difficoltà dal punto di vista idrico nel Bellunese: «Il problema si ripercuoterebbe sicuramente, sul paesaggio e sulla stabilità del suolo, perché le masse ghiacciate trattengono il detrito sottostante. Detrito che, al salire della temperatura, andrebbe a franare».
La diminuzione dei ghiacciai si è in parte fermata, però, negli ultimi anni grazie all’aumento delle precipitazioni nevose invernali. «Dai primi risultati, ancora in via di elaborazione, sembra che dal 2009 al 2014 la perdita di volume dei ghiacciai sia stata di un milione di metri cubi, con un rallentamento dell’arretramento del fronte glaciale rispetto agli anni precedenti», spiega Crepaz.
Precipitazioni. Per quanto riguarda le precipitazioni, invece, non sono stati osservati grandi trend di variazione negli ultimi 30 anni. «Ma l’innalzamento delle temperature fa prevedere un incremento della frequenza dei fenomeni temporaleschi intensi, con i conseguenti eventi alluvionali e le frane».
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