Tentato omicidio, forte sconto
SEREN DEL GRAPPA. Ci manca poco che ammazza la sorella. Per non parlare dei maltrattamenti al padre invalido. Ma in appello la condanna per Nicola Pauletti passa da otto anni e sei mesi (più 45 mila di risarcimento danni biologici alla donna e 5 mila per le spese di costituzione di parte civile) a due anni con la condizionale.
Sforbiciata la pena e cancellata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle due parti offese. I nuovi difensori Montino e Prade sono riusciti a far derubricare i due reati: il tentato omicidio è diventato minaccia grave e i maltrattamenti lesioni. La sentenza di secondo grado è stata confezionata di conseguenza: «L’esito è stato capovolto, del resto non c’erano mai state minacce di morte», sottolineano i due legali di fiducia, «e più di così non crediamo che sarebbe stato possibile ottenere. Aspetteremo i 90 giorni necessari alla lettura di queste nuove motivazioni, poi sentiremo anche il nostro assistito, per verificare se intende andare avanti oppure no».
Al di là della linea difensiva, deve aver pesato una lettera accorata che l’imputato ha scritto alla ragazza e al papà. Non se ne conosce il contenuto, ma il minimo che può aver fatto è chiedere scusa a entrambi.
I fatti risalgono in parte al dicembre 2011 e in parte al maggio 2012. Pauletti era accusato di aver maltrattato il padre, durante incontrollabili scatti di rabbia, minacciandolo di morte anche con l’uso di armi: puntandogli contro un coltello, sparandogli addosso con un arma soft ball e picchiandolo con una spranga di ferro. Ma anche calci, pugni e schiaffi: il 30 dicembre gli aveva provocato la frattura delle costole e la perforazione di un timpano e il 30 maggio un politrauma. Botte anche alla sorella: una volta le ha chiuso la testa tra il montante della macchina e lo sportello, provocandole un trauma cranico e fratture multiple e un’altra volta l’ha sollevata da terra e ha tentato di scaraventarla giù da una scarpata del dislivello di circa sette metri, sporgendola oltre una recinzione. Era stato il padre a salvarla. I giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin avevano sentenziato otto anni e sei mesi, ma la situazione è cambiata a Venezia, dove le imputazioni sono state ridimensionate, insieme alla pena finale.
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