Tentò di uccidere la sorella, stangato dal giudice

Otto anni e mezzo di reclusione per Nicola Pauletti accusato anche di maltrattamenti e lesioni personali aggravate al padre
Un'aula di tribunale in un'immagine d'archivio.
Un'aula di tribunale in un'immagine d'archivio.

FELTRE. E' stato condannato a otto anni e sei mesi di reclusione per aver cercato di uccidere la sorella (costituita in parte civile), alla quale avrebbe procurato anche delle lesioni, e per aver maltrattato il padre invalido. Il tribunale di Belluno così si è espresso ieri nei confronti di Nicola Pauletti, 35enne feltrino (difeso dall’avvocato Gianluca Nicolai), accogliendo le richieste del pm Marcon.

Inoltre, il collegio giudicante, presieduto dal giudice Coniglio, ritenendolo responsabile di tutti e tre i capi di imputazione a lui ascritti, legati nel vincolo della continuazione, ha condannato il giovane (sul quale grava da diversi mesi la misura cautelare di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da padre e sorella) al risarcimento di 45 mila euro per i danni biologici arrecati alla ragazza, al pagamento di 5 mila euro per la costituzione in parte civile, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione legale per tutta la durata della pena.

Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 90 giorni. I fatti risalgono in parte al dicembre 2011 e in parte al maggio 2012. Secondo quanto ricostruito in aula, il giovane avrebbe maltrattato il padre verbalmente ma anche fisicamente, procurandogli lesioni personali in due distinti episodi di cui l’ultimo nel maggio 2012. Quel giorno, durante la festa di compleanno di una vicina di casa, sarebbe nata una discussione a cui padre e sorella avrebbero cercato di porre fine.

Pauletti si sarebbe scagliato contro il genitore, rovesciando i tavoli, e poi avrebbe inseguito la sorella che tentava di andarsene in auto. Il giovane l’avrebbe trascinata fuori dall’auto tirandola per i capelli e sbattendole la testa contro la portiera e poi l’avrebbe sollevata, tentando di gettarla nella scarpata profonda sette metri, vicina alla loro casa. Soltanto l’intervento del padre avrebbe impedito che l’azione sfociasse in tragedia. Durante questa aggressione la sorella ha riportato la frattura dell’orbita oculare, «oltre a frequenti mal di testa», come ha ricordato l’avvocato di parte civile Enrico Rech, che ha chiesto il pagamento di 50 mila euro di danni biologici (riconosciuti 45mila euro dal giudice).

Anche il padre avrebbe riportato dei traumi. Il difensore, durante la sua discussione, aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito per i maltrattamenti al padre o la derubricazione in lesioni lievi, ma anche per le lesioni e il tentato omicidio della sorella (in quest’ultimo caso perché il fatto non sussiste, in quanto, a suo dire, non è stato provato che l’uomo volesse uccidere la ragazza).

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