“Terra delle Dolomiti” il biologico come filosofia

Giovanni Tramontin e la moglie Sabrina hanno iniziato con poche coltivazioni poi le hanno ampliate inserendo l’allevamento e diventando “fattoria didattica”

SOVERZENE

All’inizio erano tre amici e una passione comune, quella per la “Terra delle Dolomiti”. Ora sono tre amici, le rispettive compagne e non più soltanto coltivazione biologica di orticole e piccoli frutti, ma anche un agriturismo, un’agrimacelleria e un allevamento allo stato brado. A condurre l’attività Mario Mella, 56 anni di Soverzene, assieme alla moglie Sabrina Graziani; a dare man forte Giovanni Tramontin, conterraneo di 58 anni, e Carlo Costan, 51enne di Belluno. «Lavoravo nell’industria, poi ho deciso di seguire questa passione», esordisce Mella con entusiasmo.

Com’è nata l’azienda Terra delle Dolomiti?

«È stata un’idea condivisa fra tre amici: abbiamo voluto creare qualcosa di diverso, accomunati dallo stesso spirito che poi è quello che ci ha dato la spinta per partire. All’inizio coltivavamo soltanto piccoli frutti come fragole e mirtilli, assieme a un po’ di verdure, su terreni in parte di proprietà in parte affittati, tutti a Soverzene. Due anni dopo, siccome non riuscivamo a stare in piedi con i soli ortaggi, abbiamo inserito l’allevamento di una trentina di maiali razza Pietrain; poi abbiamo aggiunto nel 2017 anche una decina di vacche di razza Grigio alpina e più di recente le asine Morello, che saranno presto impiegate nella fattoria didattica. Tra un po’ aggiungeremo anche le galline. Tutti animali che vengono allevati allo stato brado o semi brado; a loro dedichiamo circa 8 dei 18 ettari che abbiamo a disposizione, gli altri li usiamo per lo sfalcio con cui poi sfamare i nostri animali».

Tra le novità più recenti la certificazione di fattoria didattica.

«L’attività ci è stata riconosciuta da gennaio, ma al momento è ferma causa Coronavirus. In condizioni normali saremmo partiti in questo periodo, subito dopo Pasqua, ma adesso siamo costretti ad aspettare che passi questo brutto momento. In programma abbiamo progetti in cucina, esperienze a contatto con gli animali, prove nell’orto. Attiveremo diverse schede a seconda delle fasce d’età dei bambini che ospiteremo e che verranno a trovarci».

Da quasi due anni avete anche l’agriturismo.

«Lo abbiamo aperto a settembre del 2018 facendo un passo importante. Offriamo pasti per circa 60 coperti, non abbiamo camere ma due laboratori di trasformazione, uno dell’ortofrutta l’altro di carne, che viene venduta tagliata o insaccata, per cui ci arrangiamo in tutto. Abbiamo alcuni punti vendita d’appoggio in provincia, ma principalmente lavoriamo qui con un piccolo punto vendita. Qualche volta le macellerie e i ristoranti della zona ci chiedono qualcosa, facciamo anche pacchi famiglia e tagli a scelta, tutto sottovuoto. Mia moglie Sabrina lavora soprattutto nell’agriturismo e nel negozio, organizza la parte del banco e del negozio, io mi occupo più degli animali».

La vostra azienda si trova in posizione strategica.

«Abbiamo la Monaco-Venezia che passa giusto qui davanti, perciò l’anno scorso abbiamo lavorato moltissimo anche con i ciclisti. Negli ultimi mesi ci siamo iscritti a portali online per prenotazioni e recensioni e questo ci ha aiutati molto, anche perché qui nel Bellunese non sono molte le aziende che aderiscono a quei servizi. Così molta gente che si spostava per le vacanze, per andare in Cadore, si è fermata qui l’estate scorsa perché ci ha trovati attraverso questi strumenti».

La vostra azienda ha avuto un ruolo attivo contro il Coronavirus?

«Le associazioni di categoria stavano cercando chi avesse in dotazione le attrezzature adatte per uscire a sanificare le strade. Siamo stati contattati dal sindaco e dalla Protezione civile per organizzare il servizio, così a inizio aprile sono uscito una prima volta qui a Soverzene. E siamo ancora disponibili in caso di bisogno».

Cosa pensa del progetto DDolomiti?

«Quando siamo stati contattatati siamo stati travolti dal loro entusiasmo e dalla loro determinazione e ci siamo trovati subito in sintonia e volenterosi di dare il nostro contributo. Facciamo parte anche del circuito Dolomiti Bio ma; c’è comunque bisogno di un aiuto nella parte promozionale delle attività di aziende come la nostra. Più persone si raggiungono più si sensibilizzano, più è facile incontrare gente consapevole. Credo che non serva tanto un nuovo marchio, quanto un nuovo concetto di rete, più allargato e inclusivo».

Perché vi definite “custodi del territorio”?

«Di fondo è la filosofia che caratterizza da sempre la nostra azienda: io personalmente mi sento un produttore di cibo e siccome devo consumarlo voglio anche che sia sano; per questo cerco di farlo nel totale rispetto dell’ambiente. La terra è il nostro patrimonio e io mi sento un custode perché cerco di fare sempre del mio meglio in quel che faccio, rispettando il territorio, la biodiversità e il benessere animale». –



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