Terremoto in Alpago: Chies è pronta in caso di scosse
Barattin: «Abbiamo adeguato il nostro piano di protezione civile»
La frana del Tessina
CHIES.
Non sembrano particolarmente spaventati, in Alpago, dalle scosse di terremoto e ancora di più dalle prospettive di doversene andare, in caso che i fenomeni dovessero ripetersi. La prospettiva di una evacuazione è a dir poco lontana dai pensieri degli abitanti della conca, anche se viene presa in considerazione come ipotesi di lavoro dai vertici della protezione civile regionale. L'epicentro dell'ultima scossa è stato Chies d'Alpago e il sindaco Loredana Barattin ha partecipato al vertice di venerdì.
«Durante l'incontro di venerdì a Farra» spiega il sindaco «abbiamo deciso di ritrovarci immediatamente in caso di un'altra scossa».
Di evacuazione parla invece il dirigente regionale della protezione civile Tonellato, indicandola come una delle misure da mettere in atto in caso di scosse.
Che i fenomeni dell'Alpago, siano essi scosse o boati, non vengano presi sotto gamba dalla protezione civile, è la logica conseguenza di quanto è accaduto in Abruzzo, dove le scosse erano continue e forti, e facevano scappare le persone dalle loro case. Ma nessuna decisione venne presa. E dopo il terribile terremoto e le centinaia di morti, qualche dirigente si trovò a dover rispondere alla magistratura di cosa non si era fatto. Ecco perchè in tanti si stiano preoccupando delle scosse in Alpago, che non sono certo una novità, che si ripetono con una certa frequenza, appena percepite dalla popolazione o solo dagli strumenti.
Nel frattempo gli amministratori locali non stanno con le mani in mano. Si sta completando il vademecum che verrà inviato a tutti i cittadini, con le istruzioni su come muoversi in caso di scossa.
Spiega ancora il sindaco Barattin: «Abbiamo adeguato il nostro piano di protezione civile. Lo avevamo fatto soprattutto in funzione delle tante frane che ci sono nel nostro territorio. Ora lo abbiamo adeguato anche al rischio sismico». Sono stati individuati, e lo stesso hanno fatto gli altri comuni dell'Alpago, i punti di prima accoglienza dove i cittadini dovranno recarsi in caso di scossa, e poi i punti di ricovero, dove le persone potranno trovare riparo se sarà impossibile tornare nelle proprie case.
Il Comune di Chies ha a che fare soprattutto con le frane: ce sono 4 di grandi e 40 di piccole. Le scosse, se forti, possono avere conseguenze anche sui movimenti franosi, come è logico.
«C'è un po' di confusione, in giro» aggiunge il sindaco, con un mezzo sorriso. «Mi hanno chiamato in questi giorni per chiedermi come procedeva il piano di rilocalizzazione delle case a causa delle scosse». Si tratta di due cose totalmente diverse. Il piano di rilocalizzazione non riguarda le scosse di terremoto ma la frana di Lamosano. Grazie al decreto Sarno, da dieci anni a Chies si sta intervenendo sul patrimonio edilizio privato che si trova sulla frana. Sei-sette case sono state abbattute e ricostruite altrove. In alcuni casi si sta ancora lavorando. E intanto il Genio civile opera sull'altra grande frana, quella del Tessina: sta praticando altri fori per drenare meglio le acque della frana.
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