“Terza via”, lo scetticismo di Venezia
L’assessore De Berti attende di vedere il dossier: «Ma il tempo di percorrenza e i cento milioni in più sono un ostacolo»
LONGARONE. Il progetto dei sindaci del Cadore, della Val Boite e della Val d’Ansiei per il Treno delle Dolomiti sarà consegnato in Regione entro la prossima settimana, al più tardi nei primi giorni di ottobre. «Se costa di più, come ho letto sui giornali, e se richiede tempi più lunghi di percorrenza, è un problema», ammette Elisa De Berti, assessore regionale ai trasporti. «È pur vero che la Provincia di Belluno, diventando autonoma, rivendica nuove competenze e tra queste ci sono i trasporti. Quindi dovrà provvedere da se, presumibilmente, sia per il Treno delle Dolomiti che per l’elettrificazione». Chiara, anzi, chiarissima la titolare della mobilità in Veneto.
Quindi par di capire che è più semplice marciare in una Pedonata, come quella che ieri si è sciroppata a Longarone...
«Più facile certamente. Ma l’evento sportivo a cui ho partecipato a titolo personale e non come assessore regionale evocava la memoria del Vajont, con tutta la tragedia che abbiamo in testa. Quindi non è stata assolutamente facile neppure questa partecipazione».
I sindaci dell’alto bellunese le hanno consegnato il dossier sulla loro proposta di variante del Treno delle Dolomiti.
«Non mi hanno consegnato proprio niente. Ho letto anch’io che dovevano farlo. In verità scenderanno a Venezia e mi recapiteranno la documentazione su questa ipotesi progettuale che hanno posto allo studio. Me la leggerò approfonditamente. E così faranno anche i miei tecnici. Ci vorrà un po’ di tempo, prima che possa pronunciarmi».
Un po’ di tempo? Quanto? È da presupporre che questa operazione ritarderà i tempi per la definizione del progetto da rendere esecutivo e, quindi, da sottoporre ad appalto?
«Piano, piano. I tempi saranno necessariamente lunghi. È evidente che la proposta dei sindaci dovrà essere analizzata attentamente, per cui ci saranno dei ritardi. In ogni caso non aspettatevi il Treno delle Dolomiti dopodomani. Una volta fatto il progetto, prima della cantierizzazione, vanno cercate le risorse. E, comunque, aspettiamo anche la parte di Bolzano».
Da quanto ha letto sui giornali, lo studio dei sindaci è praticabile?
«Ribadisco che non ho avuto modo di leggere nessun documento. Mi pare che i tempi si allunghino e che l’investimento aumenti di 100 milioni. Tutto questo potrebbe non essere un problema, sempre che i sindaci mi dimostrino che con il loro tracciato ci saranno specifiche convenienze che noi, come Regione, non abbiamo ancora individuato. La Regione aveva proposto due tracciati, l’A e il B. E io stessa avevo invitato i sindaci a scegliere l’uno o l’altro. Adesso mi presentano un tracciato C. Evidentemente loro lo ritengono migliore. Vedremo i dati».
Quali sono i dati che potranno fare la differenza?
«Un dato potrebbe essere quello del numero di utenze che con il nuovo tracciato è destinato ad aumentare, magari perché il discorso è più turistico. Vedremo. A fare la differenza ci saranno, quindi, le motivazioni. Le considerazioni circa i possibili numeri in aumento».
Sia il presidente Zaia che lei ponevate come condizione la condivisione della proposta da parte di tutti i sindaci.
«Condivisione che c’è, almeno così io stessa ho riscontrato».
E invece no. Nell’ultima riunione i sindaci di Cortina, San Vito di Cadore e Valle di Cadore si sono differenziati dagli altri. Il sindaco di Cortina, ad esempio, ha dichiarato che la proposta studiata dalla Magnifica Comunità di Cadore allunga i tempi di percorrenza, mentre l’esigenza per la capitale delle Dolomiti sarebbe quella di trasportare i turisti da Venezia a Cortina nel minor tempo possibile.
«Certo, ha ragione il sindaco di Cortina. Non sapevo che ci sono state delle differenziazioni. Queste fanno un problema. Ma c’è dell’altro…».
Che cosa?
«Metti caso che il 22 ottobre la Provincia di Belluno diventi autonoma. Certo non subito, ma tra le richieste della Provincia c’è la competenza sui trasporti. Bene, Palazzo Piloni quale mobilità vuole gestire? Anche i treni? Mi pare di sì. Ebbene, se così fosse, la gestione del Treno delle Dolomiti passerebbe evidentemente da Palazzo Balbi a Palazzo Piloni, almeno per tutta una serie di aspetti».
Quindi vuol dire la fine di un sogno?
«No, perché? I soldi dovrebbe metterli il Governo o l’Unione Europea. Quindi Belluno, con l’aiuto di Venezia, dovrebbe andare a cercarli».
E per quanto riguarda l’elettrificazione dell’anello basso tra Conegliano, Vittorio Veneto, Belluno, Feltre, Montebelluna e Castelfranco?
«È lo stesso problema. Le Ferrovie dello Stato stanno procedendo con la progettazione, ma Belluno, diventando autonoma e assumendo la delega ai trasporti, di fatto gestirà anche questo capitolo. E quindi la domanda la dovete fare, almeno dopo il 22 ottobre, a Palazzo Piloni».
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