Tesori archeologici fra Piave e Ardo, il Comune di Belluno lavora ai percorsi didattici

A Lambioi dopo Vaia sono emerse pietre delle antiche mura e del castello, Perale: «Allestiremo un percorso per far conoscere la storia della città» 

BELLUNO

Dalla piena del Piave provocata dalla tempesta Vaia è emerso un piccolo tesoro archeologico. Quando l’acqua si è ritirata nel suo letto, sono tornati visibili frammenti di capitelli e colonne, fregi, pezzi delle antiche mura della città, lasciate scivolare nel Piave in età napoleonica, quando molti edifici vennero distrutti. Quelle pietre sono state catalogate e sono pronte a diventare un percorso didattico all’interno del parco fluviale di Lambioi.



Ci sta lavorando il Comune, che ha messo gli occhi anche sulla valle dell’Ardo: qui, e in particolare nella zona del Bus del Buson, sarà ricostruito l’antico villaggio risalente all’età neolitica, le cui tracce sono emerse attraverso alcune campagne di scavi archeologici. «Diventeranno due attrattive turistiche e didattiche», spiega l’assessore alla cultura, Marco Perale.

A Lambioi la storia della città

La sera del 29 ottobre il Piave, ingrossato dalla pioggia che cadeva incessante da ore in provincia, superò gli argini a Lambioi e invase il parco fluviale, portandosi via tutte le strutture che erano state realizzate. Quando l’acqua si ritirò, emerse tuta la devastazione, ma insieme tornarono alla luce anche importanti reperti archeologici, pietre storiche che erano rimaste per decenni sepolte sotto la ghiaia del fiume.



Fin dai primi giorni dopo il disastro erano iniziati i sopralluoghi di Comune, Soprintendenza e Genio Civile. In due mesi sono state censite ottantanove pietre che facevano parte del castello e delle mura medievali della città, distrutti in età napoleonica e scaricati sul greto del Piave. «Ora quelle pietre saranno disposte fra l’area ricreativa riallestita a Lambioi e il ponte bailey», spiega l’assessore alla cultura, Marco Perale. «L’obiettivo è quello di costruire un percorso didattico, con tabelle esplicative, che racconti la storia della nostra città».

Fra i reperti ci sono frammenti delle vecchie mura medievali, capitelli delle chiese distrutte, colonne di palazzi. Elementi preziosi: «Solo conoscendo il passato si può pensare al futuro», aggiunge l’assessore - e storico - Perale.

Gli insediamenti al Bus del Buson

Se le pietre emerse a Lambioi dopo Vaia risalgono al Medioevo, sono ben più antichi i ritrovamenti delle campagne di scavo effettuate al Bus del Buson. Risalgono al Neolitico e all’Eneolitico, in un periodo compreso fra il 4000 e il 1500 avanti Cristo. Gli scavi sono stati effettuati sulla cima del Col del Buson, e sono fermi da qualche anno perché sono in corso gli studi sui reperti. Ma quest’anno, proprio nella valle disegnata dall’Ardo quando il torrente la attraversava, sarà ricostruito il villaggio ritrovato con gli scavi. «È emersa una pietraia nella quale gli archeologi hanno intravisto un villaggio strutturato con le cucine, la parte sepolcrale, quella difensivo-militare e la zona in cui venivano costruite le armi», spiega l’assessore Perale. «Al centro c’era una capanna».

Il villaggio, continua Perale, fa parte della cultura in cui viveva Otzi, l’uomo di Similaun il cui cadavere mummificato venne rinvenuto in Val Senales nel 1991 e che oggi è esposto nel museo archeologico di Bolzano. «Contatteremo il museo per avviare una collaborazione, alla luce dei ritrovamenti effettuati nella valle dell’Ardo», prosegue Perale.

Gli appassionati della storia del mondo e dell’uomo potranno conoscere uno dei nostri antenati a Bolzano, mentre a Belluno potranno capire come viveva, nella riproduzione del villaggio abitato dai sui contemporanei.

Il progetto

«Ricostruiremo il villaggio grazie ad un contributo che abbiamo ottenuto dal consorzio Bim», aggiunge l’assessore alla cultura. «Sarà allestito in una delle radure sul versante nord, non dove è stato ritrovato perché potrebbero esserci altre campagne di scavi. Stiamo lavorando anche con il Parco per definire la tabellonistica».

Anche in questo caso il progetto ha un doppio valore: didattico, ma anche turistico, perché il Bus del Buson, già noto come gioiello naturalistico, potrà essere promosso anche per il suo valore storico e archeologico. —

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