Tetti a rischio e slavine l’emergenza continua

La pioggia ha triplicato il peso della neve, centinaia di interventi in provincia Resta massimo l’allarme valanghe, una ha travolto un rifugio in Marmolada

BELLUNO. Dopo la neve è arrivata la pioggia. E non è stato un bene.

Se l’emergenza del giorno è legata ai possibili crolli dei tetti, infatti, la colpa è proprio dell’acqua che ha impregnato e (enormemente) appesantito i depositi nevosi. La conseguenza è stata che ieri, in tutta la provincia e per tutta la giornata, sono stati centinaia gli interventi (tra sgomberi urgenti per il concreto rischio di dissesto statico delle strutture o semplici verifiche) da parte di vigili del fuoco, esercito, Soccorso alpino, Guardia di finanza e Protezione civile, impegnati in una vera e propria maratona tra il Comelico, il Cadore, l’Ampezzano e l’Agordino.

Per un allarme che si è acceso da qualche giorno, comunque, ne resta uno già lanciato da tempo: quello delle valanghe. Rimane ben fisso sul rosso, infatti, il grado di pericolo slavine in tutto il territorio bellunese e a confermare che non si tratta di una scelta precauzionale è stata la slavina, a dir poco di notevoli dimensioni, che sabato sera ha letteralmente investito un rifugio e pesantemente danneggiato uno skilift e i sostegni in acciaio di una seggiovia a Malga Ciapela, ai piedi della Marmolada.

Neve pesante. I volumi di neve depositata sui tetti, seppur notevoli, non sembravano rappresentare un serio problema se non fosse arrivata un pò ovunque la pioggia. La neve, infatti, si comporta come una spugna e con le precipitazioni delle ultime ore un metro cubo è arrivato a pesare quasi il triplo, anche sette quintali. Troppo, soprattutto per le coperture in legno più datate.

Segnalazioni di scricchiolii e curvature anomale sono state la norma, ma in diverse abitazioni il peso della neve aveva letteralmente schiacciato il tetto, a tal punto da impedire la normale apertura e chiusura di porte e finestre.

Nonostante il crescente allarme, tuttavia, gli unici due crolli registrati (già domenica sera) sono stati quelli di due tabià disabitati: uno a Zuel (Cortina) e uno a San Vito di Cadore, in via Antelao. Problemi marginali in quest’ultimo caso, mentre a Zuel il crollo ha causato (già domenica sera) la chiusura al traffico della statale 51 di Alemagna, riaperto solo ieri a mezzogiorno, quando i pompieri sono riusciti a mettere in sicurezza la struttura.

Fine del black out. Nella giornata di ieri anche le ultime 122 utenze rimaste disabilitate sono state rialimentate dai tecnici di Enel.

Arabba isolata. Liberate Zoppè e Cibiana già nella mattinata di ieri, l’unico centro di rilievo ancora isolato è Arabba. Per permettere il traffico veicolare per urgenze e il trasporto di beni di prima necessità Veneto Strade ha comunque istituito ieri sera quattro finestre temporali (di un’ora ciascuna) sulla 48 delle Dolomiti, nel tratto compreso tra Arabba e Pieve di Livinallongo: si potrà transitare dalle 7.45 alle 8.45, dalle 10.45 alle 11.45, dalle 13.45 alle 14.45 e dalle 16.45 alle 17.45.

Disattivato il Ccs. La prefettura di Belluno ha sciolto alle 18 di ieri il centro di coordinamento soccorsi, in considerazione del superamento della fase ritenuta più critica. Chiusura solo formale, tuttavia, perchè restano attivi circa 600 uomini e i tre Centri operativi mobili (Com) di Cencenighe, Borca e Santo Stefano (più una quarta unità di pronto intervento istituita a Zoldo). I Com resteranno operativi dalle 8 alle 20, per fronteggiare le nevicate che dovrebbero tornare a colpire la parte alta della provincia (seppur con quantitativi di neve al suolo più contenuti) tra oggi e domani.

Emergenza... bulli. C’è anche chi i divieti, nonostante il pericolo, ha deciso di infischiarsene e, dopo aver rimosso un blocco, si è avventurato in auto in un tratto già bersagliato da slavine. È successo ieri ad Arabba, dove le forze dell’ordine.

Nina sfida la neve. Sola, a 77 anni, circondata dalla neve. Da giovedì scorso. La signora Nina è l’unica abitante della piccola località Sottinghiazza (Livinallongo). Gli uomini del Soccorso alpino l’hanno raggiunta ieri, rifornendola di medicinali e prodotti alimentari, ma per il trasporto a valle (in elicottero) si dovrà attendere un miglioramento delle condizioni meteo, atteso per oggi.

Viabilità. Nonostante le riaperture del tratto del sr 48 tra località Passo Fedaia e Pocol, la 347 del passo Cereda e del passo Duran (ma transito solo con catene), della provinciale 251 “della Val di Zoldo e Val Cellina” (compreso il passo Staulanza), la sp 7 di Zoppè e la sp 25 del passo Valles, tutti i principali passi dolomitici restano chiusi, ad eccezione del Monte Croce Comelico.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi