«Ti spacco una gamba» da codice penale

Va a processo per lesioni personali gravi un giocatore di calcetto che avrebbe concretizzato la minaccia a un avversario

MEL. Ti spacco una gamba. Ti rinviano a giudizio. Una promessa, lungo il tunnel degli spogliatoi della Spes Arena, che nel secondo tempo di una partita del campionato provinciale di calcio a 5 del Centro sportivo italiano diventa la frattura del ginocchio sinistro del bomber del Willy’s Bar. L’autore del fallo è stato rinviato a giudizio per lesioni personali gravi (giudice Vincenzo Sgubbi, pubblico ministero Simone Marcon): si va a processo e questo non era per niente matematico.

Il confine tra la lesione volontaria e il normale fallo di gioco è molto sottile, non è solo una questione di cartellino giallo o rosso e il ricorso alla giustizia ordinaria non è assolutamente automatico. Quella sportiva fa già il proprio mestiere e, per andare oltre, i tesserati devono chiedere l’autorizzazione alla federazione di competenza o all’ente di promozione sportiva di poter violare quella che si chiama clausola compromissoria. La prima udienza è già stata fissata per la seconda metà del mese di febbraio. L’imputato è difeso dall’avvocato feltrino Ferdinando Coppa, mentre la parte offesa è tutelata dal bellunese Andrea Allegro. Un legale questo, che nel tempo libero giocava a calcio a cinque e ha allenato fino a poche settimane fa. Attualmente è sul mercato, dopo essere stato sollevato dall’incarico.

I fatti risalgono al campionato 2012. Quello che, di solito, si gioca sotto Natale, anche per ingannare il periodo di sosta dei campionati all’aperto. La partita è già quasi decisa dopo la prima frazione, perché la squadra di Villa di Villa è in netto vantaggio. In spogliatoio, gli avversari tentano di organizzare una rimonta, ma qualcuno si lascia scappare una frase, che viene ascoltata dalle orecchie avversarie: «Ti spacco una gamba». Basta aspettare qualche scambio, per vedere la classica entrata alle spalle di frustrazione, all’altezza di un ginocchio. L’arbitro fischia un calcio di punizione e autorizza l’ingresso del massaggiatore. Secondo lui e, di conseguenza, a giudizio del giudice sportivo, è un fallo di gioco durante una partita, non un atto di violenza.

Nell’udienza preliminare, scatta il rinvio a giudizio. Intanto, i legali delle due parti si stanno sentendo, per capire se è possibile arrivare a un risarcimento danni adeguato. La chiave potrebbe essere la derubricazione del reato in lesioni personali lievi, a quel punto la parte offesa potrebbe ritirare la querela regolarmente presentata, all’epoca dei fatti. Le lesioni personali gravi sono un reato procedibile d’ufficio, mentre per quelle lievi ci vuole per forza questa condizione indispensabile. Altrimenti la giustizia ordinaria non si mette in moto.

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