Ticket, ogni mese sfuggono 13 mila euro

L’Usl 1 ha istituito da quattro mesi un ufficio specifico che ha già spedito 1.518 lettere di sollecito per un valore di 52 mila €
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Ammonta a circa 13 mila euro al mese, il mancato incasso di ticket nell’Usl 1. Il che significa che circa 400 persone ogni mese non pagano quanto dovuto per la prestazione erogata. Ed è questo “sommerso”, che spesso sfugge al controllo e anche ai bilanci delle aziende sanitarie, che la direzione strategica di via Feltre intende recuperare al massimo, tanto che da quattro mesi è attivo un ufficio apposito, composto da due dipendenti, concentrato soltanto nel far rientrare le somme non pagate.

I direttori generale e amministrativo avevano promesso già quasi un anno fa che la lotta al furbetti del ticket sarebbe stata dura, e così si sono attrezzati. «Nei primi sette mesi dell’anno abbiamo introitato 700 mila euro dal pagamento di quanto dovuto per le prestazioni sanitarie», precisa Flavio Favretti, direttore amministrativo, «vale a dire 100 mila euro al mese, mentre sono ben 1.518 le lettere già spedite (circa 400 al mese) come primo sollecito al pagamento di ticket non evasi, per un valore complessivo di 52 mila euro (circa 13 mila euro mensili). Di questa somma, ad oggi l’azienda sanitaria è riuscita a recuperare il 30%. Il resto dovrà essere incassato tramite un ulteriore sollecito via raccomandata o in ultima istanza tramite il recupero coatto». Resta invece una quota, che nei primi sette mesi di quest’anno è pari a 2000 euro, relativamente a ticket pagati da pazienti che invece erano esenti e che è stata, dopo i necessari controlli, restituita all’utente.

A sfuggire maggiormente al controllo sono sia le prestazioni del pronto soccorso, cioè quelle che vengono erogate prima del pagamento, sia il servizio di elisoccorso (servizio i cui ticket sono quelli più difficilmente recuperabili anche perché spesso sono a carico di stranieri e danno origine a contenziosi), a cui si aggiunge il mancato ritiro di referti e la mancata disdetta di appuntamenti.

Ma se un utente fa finta di niente e neanche di fronte alla raccomandata di sollecito risponde pagando il dovuto, allora l’Usl sarà costretta ad attivare il recupero coatto. E su quest’ultimo aspetto la direzione strategica ha già pubblicato una manifestazione di interesse rivolta alle agenzie di riscossione. «Si sono fatte avanti una decina di società, tra cui anche Equitalia», sottolinea Favretti che prosegue spiegando che «nei prossimi mesi pubblicheremo un bando di gara vero e proprio con cui individueremo l’agenzia a cui affidare l’incarico, per un periodo in via sperimentale per vedere come funziona il sistema. Il nostro intento, infatti», spiega meglio il direttore amministrativo, «è di non gravare, al momento del recupero coatto, sugli utenti, oltre a quanto già devono pagare. Molte delle agenzie che abbiamo contattato, infatti, ci hanno presentato dei costi molto pesanti. Ma il nostro scopo non è quello di fare cassa, per cui nel bando dovremo specificare bene questo aspetto».

Ma con questo sistema il recupero dovrebbe essere quasi matematico visto che «queste agenzie hanno accesso anche all’ultimo indirizzo del singolo utente, per cui non sfuggirà più nessuno». Recuperare queste somme per il bilancio dell’Usl diventa importante visto il taglio di risorse e il deficit costante che grava sull’azienda sanitaria.

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