Titti Monteleone: farò denuncia, sono stata sequestrata
BELLUNO. Titti Monteleone è a Lambioi e resta bloccata all'imbocco delle scale per oltre un'ora. Conosciuta per essere stata storica segretaria de La Destra bellunese, la donna mostra una vistosa cicatrice alla gamba destra che le impedisce di fare movimenti ampi, quindi di fare le scale.
«Mi state sequestrando!», inveisce contro la polizia che non vuole intimare ai tecnici della Bellunum di far ripartire le rampe mobili.
Dopo aver chiesto ripetutamente un taxi per poter raggiungere piazza Duomo e «prendere il nipote», minaccia di «sporgere denuncia contro il Questore, il Prefetto, il sindaco e il presidente della Bellunum per sequestro di persona. Guai a voi se succede qualcosa a mio nipote».
Mentre lei sbraita, i non vedenti salgono e scendono a piedi e con i cani al guinzaglio le scale ferme, «più pericolose che in movimento», fanno notare. Di manifestanti se ne contano oltre una trentina, chi da Roma, chi da Perugia, Milano, Piacenza, Pavia, Trento, Bolzano e Treviso. «Non esistono norme che possono impedire ai cani guida di andare dove vogliono con i loro conducenti», precisa il presidente Uici lombardo Nicola Stilla, «noi volevamo semplicemente usarle, perché ce lo state impedendo? Perché avremmo dovuto avvisarvi? Siamo cittadini come tutti gli altri, la nostra intenzione non era quella di creare un disagio ma di rivendicare un diritto. Quel cartello è illegale perché non fa riferimento a nessuna legge. Noi vogliamo salire: piuttosto fateci una multa».
Alla fine lo faranno sì, ma sempre e comunque a piedi. Il clima si scalda, i riferimenti giuridici si sprecano: «La Convenzione Onu tutela dal 2009 i diritti delle persone con disabilità, tra cui la libera mobilità, la Costituzione li ribadisce ed entrambi, assieme alle leggi, prevalgono sui regolamenti», tuona Massimo Vettoretti, presidente Uici Treviso, «non farli rispettare è un'omissione di atti d'ufficio», sbotta in direzione delle Forze dell'ordine. Laura Raffaeli di Blind sight project evidenzia che «Quel che sta succedendo a Belluno rischia di creare un precedente discriminatorio pericoloso». Da tutto questo, l'Uici di Belluno si chiama fuori. (f.v.)
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