Toigo-Pandolfo: la causa dell’operaio ai primi di luglio

LENTIAI. Licenziamento Toigo: se ne parla a luglio. Ieri mattina Marta Capuzzo, l’avvocato del dipendente della Pandolfo che ha perso il posto di lavoro, ha depositato il ricorso al giudice del...

LENTIAI. Licenziamento Toigo: se ne parla a luglio. Ieri mattina Marta Capuzzo, l’avvocato del dipendente della Pandolfo che ha perso il posto di lavoro, ha depositato il ricorso al giudice del lavoro di Padova, dove la Cassazione ha stabilito che si debba svolgere il contenzioso. Lo stesso tribunale patavino aveva dichiarato la propria incompetenza, in favore dei colleghi di Belluno, ma la suprema corte ha deciso in modo diverso: «Dovrebbero passare 40 giorni per la fissazione della prima udienza», spiega Capuzzo, «pertanto mi aspetto di cominciare a inizio luglio, compatibilmente con gli impegni e il calendario dei magistrati».

I tempi non saranno brevissimi, ma la speranza è di ridare un lavoro a Giuseppe Toigo: «Avevano presentato il primo ricorso a Padova il 28 giugno dell’anno scorso e siamo arrivati alle scorse settimane con il pronunciamento della Cassazione. Sono ormai due anni che il mio assistito non lavora e non c’è dubbio sul fatto che si debba fare il più presto possibile. Noi siamo convinti di avere le nostre ragioni e le sosterremo con forza davanti al giudice del lavoro».

Toigo è stato licenziato in tronco dalla Pandolfo alluminio. Era un sindacalista, oltre che un lavoratore della fonderia di Lentiai: in un esposto indirizzato al Servizio prevenzione igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Usl 2, aveva segnalato che non sarebbero state rispettate le condizioni di tutela ambientale e del lavoro, per cui aveva segnalato i problemi all’azienda e allo Spisal. Toigo avrebbe rilevato la presenza di residui di amianto e l’assenza di alcuni impianti di areazione. Il Servizio aveva dovuto inviare gli ispettori, per svolgere i necessari accertamenti, nell’interesse di tutti.

Risultato finale dei rilievi? Secondo indiscrezioni, tutto sarebbe stato trovato in regola. L’azienda, però, ha ritenuto di essere stata diffamata, di conseguenza ha licenziato l’operaio. Un licenziamento disciplinare, testualmente «per aver travalicato il diritto di critica».

Nei giorni successivi al provvedimento, c’erano stati degli scioperi in azienda e adesso la vicenda si è spostata dal giudice del lavoro, la sede più competente.

Gigi Sosso

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