Torna a muoversi la frana di Torres

Pieve d’Alpago, vigili del fuoco e tecnici comunali in sopralluogo dopo la nuova caduta di materiale. Il sindaco Soccal: «Attendiamo che il tempo migliori per tagliare le piante che rischiano di scendere»
La frana di Torres
La frana di Torres

PIEVE D’ALPAGO È ritornata a muoversi la frana che incombe sulla strada comunale tra le frazioni di Torres e Quers a Pieve d’Alpago. Le intense piogge degli ultimi giorni hanno infatti rimesso in movimento la massa fangosa costringendo il Comune a emettere un’ordinanaza di chiusura della strada che collega i due abitati. Sul posto ieri sono intervenuti anche i vigili del fuoco di Belluno e i vigili del fuoco volontari di Pieve d’Alpago. La frana, secondo la valutazione dei tecnici del settore della difesa del suolo della Provincia, ha delle dimensioni che si aggirano attorno ai 300-400 metri cubi.

Si sono mossi terra, sassi e più di qualche albero che nel febbraio scorso avevano invaso la carreggiata facendo scattare la procedura d’intervento urgente con una prima parziale bonifica da parte della Provincia per poter ripristinare la circolazione su una strada che fa parte della viabilità ordinaria del Comune e che viene utilizzata quotidianamente, oltre che dagli abitanti della zona, anche dal servizio comunale di trasporto scolastico. Si tratta di un circuito che collega Pieve, Torres, Quers, quindi Curago, Plois e ritorno a Pieve. Attualmente Torres è quindi raggiungibile dalla statale mentre per Quers si fa la strada alternativa per Plois-Curago.

«La strada è libera ma c’è il rischio che cadano sassi e che si stacchino definitivamente degli alberi attaccati soltanto per le radici», spiega il sindaco di Pieve d’Alpago, Umberto Soccal, che insieme ai tecnici del Comune ha già effettuato alcune ispezioni sul luogo della frana, «quindi abbiamo chiuso momentaneamente la strada comunale in attesa che il tempo migliori e si possa intervenire per tagliare le piante che minacciano di venire giù». Le continue piogge non rendono però agevole il compito di pulizia e impediscono soprattutto l’assestamento e la conseguente bonifica del versante franoso imbevuto d’acqua. In occasione dell’ultimo fenomeno c’erano voluti alcuni giorni di lavoro e l’utilizzo di una grossa ruspa per liberare la strada e renderla sicura al transito in entrambi i sensi di marcia. Per il momento nel resto dell’Alpago, vigilato speciale in caso di piogge persistenti, non si sono rimessi in moto altri movimenti franosi tra quelli già sotto sorveglianza da parte dei Comuni. Anche Tambre, Farra, Chies e Puos d’Alpago presentano infatti non poche criticità sotto questo aspetto. Da Buscole alla Valcantuna e da Valdenogher fino alla Valturcana e la Valtessina sono molte le situazioni dove il rischio idrogeologico è concreto e rappresenta una minaccia sia per le infrastrutture come strade e ponti che in alcuni casi anche per gli abitanti. I sindaci della conca alpagota sono concordi nel dire che non bastano gli interventi tampone, ma i soldi a disposizione delle esigenze dei Comuni per questo capitolo, a livello statale e regionale, sono ancora insufficienti. Ezio Franceschini ©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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