Torna il circo, protesta animalista
BELLUNO. «Ancora una volta dobbiamo assistere a uno spettacolo diseducativo, violento e doloroso».
Le associazioni “Siamo tutti animali”, Enpa e Lav prendono posizione contro l’arrivo del circo a Belluno. E saranno presenti con un presidio alla Veneggia da venerdì a domenica. «Il circo è uno spettacolo doloroso per gli animali che vivono come schiavi, condannati alla mercé dell’essere umano che, nonostante il progresso in molti campi, ancora non riesce a progredire da un punto di vista sentimentale, del cuore, dell’anima», sottolinea Cristiano Fant, presidente di “Siamo tutti animali”. «Ma è anche doloroso per chi, come noi, ama gli altri animali, li rispetta e accetta la convivenza pacifica con essi. Ancora una volta siamo costretti a condividere la nostra aria, le nostre strade, il nostro mondo, con chi ha deciso di vivere della schiavitù e della sofferenza di altri esseri viventi solamente per fare soldi, per guadagnare denaro macchiato di sangue innocente».
Una genere di spettacolo che «sempre più trova la condanna della gente», aggiunge, «ma sono ancora troppe le persone che assistono a questi eventi e, ancor peggio, vi portano i propri figli insegnando loro che della sofferenza altrui si può gioire. Barbare pratiche non più accettabili oggi. La bellezza dello spettacolo circense e le comprovate capacità dei suoi artisti non devono più venire offuscate dall’uso e dall’abuso degli animali per il divertimento dell’uomo. Vogliamo un circo senza animali».
E il compito che si assume il Movimento antispecista bellunese, insieme a Enpa e Lav, è quello di sempre: «Spiegare alla gente che non si può e non si deve vivere della schiavitù degli altri esseri viventi», precisa Fant, «che il grado di civiltà che pretendiamo di avere lo misuriamo anche dal modo in cui ci rapportiamo con le altre specie. E Belluno è una provincia che in questo senso deve fare ancora molta strada, purtroppo».
Divulgazione di volantini informativi e qualche presenza davanti al circo sono le armi che verranno usate dal mondo protezionistico, «quella piccola parte che ha il coraggio di schierarsi, perlomeno, contro questi spettacoli indecenti».
Martina Reolon
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