Torna libero sette anni prima l’uomo che strangolò la De Villa
Manfred Michaeler uccise la giovane cameriera di Costalta e ne abbandonò il corpo in un letamaio. Condannato a 23 anni per omicidio volontario, è uscito in anticipo per il suo comportamento
BOLZANO. Ha terminato di scontare la pena a 23 anni di reclusione (sedici al netto delle riduzioni per buona condotta previste dal nostro ordinamento) ed ora è tornato in completa libertà.
Manfred Michaeler verrà sempre ricordato come l’autore dell’«omicidio del letamaio», quello avvenuto il 13 marzo 2001 in un vecchio maso di via Francesco Baracca, alla periferia di Bolzano.
La vittima fu una giovane cameriera di Costalta, Michela De Villa, di 33 anni.
Il suo corpo fu abbandonato dall’assassino in una vasca di letame dell’ex stalla comunale di via Francesco Baracca.
In un primo tempo Manfred Michaeler aveva chiesto aiuto ad alcuni amici per seppellire la donna in aperta campagna.
Poi, per paura di essere tradito da chi gli aveva dato una mano, decise di riesumare il cadavere per gettarlo nella vasca del letame in maniera che venisse decomposto in tempi ristretti. Prima lo aveva fatto a pezzi tentando di bruciarlo.
La salma fu rinvenuta grazie ad una telefonata anonima fatta ai carabinieri di San Genesio.
Pochi giorni dopo gli inquirenti arrivarono a Michaeler che venne arrestato.
L’uomo (che precedentemente era finito sotto inchiesta in Austria per una presunta violenza ai danni di una ragazzina di 9 anni, sequestrata ed incatenata) ha sempre negato di aver ucciso volontariamente la cameriera comeliana sostenendo che la donna (conosciuta nello scantinato di uno sexy shop di piazza Verdi) sarebbe deceduta improvvisamente durante una notte di sesso sfrenato con utilizzo di sostanze.
In primo grado Michaeler fu condannato a 18 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.
In secondo grado la pena rimase la stessa ma la condanna fu per omicidio volontario con conferma finale in Cassazione.
In precedenza lo stesso imputato era stato condannato a 5 anni di reclusione anche per sottrazione e distruzione di cadavere. Il conto finale, dunque, fu di 23 anni di reclusione che sono stati scontati nelle carceri di Rovereto, Treviso e Padova. Grazie ad una condotta irreprensibile (nel carcere di Padova Michaeler ha sempre lavorato) l’omicida (che oggi ha 52 anni) ha potuto contare su tutte le riduzioni del nostro ordinamento e da qualche giorno è completamente libero. Agli avvocati Alberto Valenti e Nicola Nettis ha detto di volersi cercare un lavoro per voltare pagina.
Nel corso del processo, però, il professor Rainhard Haller, psichiatra, lo definì persona in grado di intendere e di volere ma estremamente pericolosa per una elevata aggressività con venature di sadismo: all’epoca avrebbe provato piacere a far soffrire le sue vittime.
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