Tornano i "fuochi per l'autonomia" del Bard

Il presidente del movimento Bona chiede una rappresentanza in Parlamento per le minoranze bellunesi

BELLUNO

La vera autonomia della provincia di Belluno parte della rappresentanza parlamentare. Se la prossima riforma elettorale non garantirà almeno un deputato e un senatore, con l’aggiunta di altrettanti parlamentari della comunità ladina, che coinvolge più della metà dei Comuni, ben 38, il Bellunese non sarà mai autonomo. Lo sostiene il movimento autonomista Bard, che la sera del 19 ottobre “incendierà” le cime dolomitiche. Si tratta dei tradizionali “Fuochi per l’autonomia”, nati in occasione della grande mobilitazione in difesa della Provincia del 2012.

Nell’edizione 2019 i fuochi “illumineranno” la questione della minoranza ladina e il futuro assetto parlamentare, alla luce del taglio dei parlamentari che priverebbe quasi sicuramente la provincia bellunese di rappresentanti a Roma.

Come ha anticipato in un’intervista al “Corriere delle Alpi” il ministro Federico D’Incà, si è già al lavoro per assicurare al Bellunese almeno una rappresentanza di un deputato e di un senatore. Ma arrivare a Quattro sarà difficile. A Nordest le minoranze con un posto sicuro a Roma sono i tedeschi dell’Alto Adige e gli sloveni del Friuli Venezia Giulia. Andrea Bona, presidente del Bard, comunque insiste. «Come avevamo già scritto qualche settimana fa al ministro Boccia, vogliamo evidenziare la disparità di trattamento che la provincia di Belluno subisce rispetto alle altre realtà con minoranze linguistiche: ben 38 comuni bellunesi, quindi più della metà, sono riconosciuti come “ladini”, e quindi area di minoranza linguistica, da una legge nazionale. Perché vengono assegnati per legge dei seggi alla Camera ai deputati dei partiti di Bolzano, Trento e Aosta e a Belluno questo viene negato? Ci sono forse minoranze più degne di altre?».

Attraverso i fuochi ed altre iniziative già in campo o promosse per il prossimo futuro, il Movimento sollecita il supporto dei senatori e deputati (ben sei in questa legislatura), per la realizzazione di una norma elettorale specifica per il Bellunese che assicuri quattro parlamentari. Il Bard si rivolge anche alle altre minoranze rappresentate a Montecitorio o a Palazzo Madama.

«Quando incontreremo Boccia», prosegue Bona, «parleremo anche di questo, oltre che del ritorno dell’elettività dell’ente Provincia di Belluno. Il tema è sempre lo stesso: non si può disconoscere la tutela di un territorio largamente popolato da una minoranza linguistica. Se poi vogliamo riesumare anche il passaggio della famigerata Legge Delrio sulle province “con territorio interamente montano e confinanti con Paesi stranieri”, allora è chiaro a tutti che il territorio bellunese non può essere continuamente trattato alla stregue del resto d’Italia».

Il motore dell’Autonomia del Veneto si è ingrippato. Questo significa che anche l’iter per Belluno è sostanzialmente bloccato. Per superare l’impasse ora il Bard fa leva sulla presenza della minoranza ladina. Il Friuli Venezia Giulia è autonomo in virtù, come si sa, delle sue minoranze: sloveni, friulani e tedeschi. «Anche noi», insiste Bona, « abbiamo una minoranza linguistica riconosciuta da una legge dello Stato, dalla Costituzione e da convenzioni internazionali. O lo Stato riconosce la particolarità di Belluno, e prende adeguati provvedimenti, oppure quelle della democrazia e della tutela dei diritti di tutti i cittadini sono solo belle favolette che ci raccontano mentre sviliscono il nostro territorio e la nostra dignità». —
 

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