Torneranno le allodole?

Dove sono andate le allodole. “Alauda Arvensis”, passeriforme che può arrivare a 18 centimetri; piumaggio bruno con caratteristico ciuffetto, il maschio è dotato di un canto melodioso; migratore al nord, stanziale nei climi mediterranei.

Lo sa che non è né stagione né tempo, e forse non è nemmeno il luogo adatto per rincorrere certe nostalgie insaporite perfino di dolce melanconia, ma… dove sono finite le allodole. Dai pozzi della memoria emerge, chissà per quale recondito retaggio, un ragazzino con i pantaloncini corti: nelle tasche alcuni ciottoli calibrati per la fionda, figli e nipotini del fiume, tondeggianti, convinto com’era che quella forma agevolasse la penetrazione nell’aria e forse con ragione, residuati di apposite spedizioni nel suo greto e che lui e nessuno dei suoi compagni avrebbe mai osato adibire a proiettili, a volte anche mortali, contro uccelli migratori in generale come le rondini, oppure, per l’appunto, contro le allodole.

Crudeli sinapsi neurotiche gli presentano il conto degli anni trascorsi, crudeli ma che concedono di guardare all’indietro senza per questo camminare sempre con la testa rivolta al trascorso, che lo rimandano all’azzurro del cielo sopra prati variegati da molteplici gradazioni di verde e picchiettati da policromi fiori di campo; allorquando il trillo gorgheggiante senza soluzione di continuità riempiva l’aria, e facendosi schermo con il palmo della mano per non essere accecato dal sole, cercava la fonte della sonorità, individuandola a notevoli altezze, che potevano essere di decine di metri dal suolo, sottoforma dei volatili che avevano la strabiliante capacità di saper rimanere sospesi, in volo geostazionario, in grazia all’alta frequenza del battito delle ali, che poi, improvvisamente e zittendosi, chiudevano per precipitare verso terra dov’era il loro nido, e riaprendole all’ultimo momento, giusto prima di un verosimile impatto.

Dove sono le sue allodole, ispiratrici del sogno comune a tutti gli uomini: volare. Imitare Icaro, semmai allora ne conosceva il mito, spiegare le ali decollando dall’alto pianoro, arrivarne al bordo per poi vederne gli scoscesi pendii precipitanti nel vuoto, a sorvolare il sottostante villaggio; scorgerne i tetti dall’alto, il reticolo delle viuzze percorse da uomini-formica, vedere lo scaturire di sbuffi di fumo dai comignoli come batuffoli di cotone grigiastro odoranti di legni e resine, sentire le ascensionali prenderlo e portarlo verso l’alto e remigare con perizia in vertiginose picchiate da togliere il fiato; per tutto questo avrebbe rinunciato a molteplici cose, anche al melodioso canto!

Dove sono adesso le allodole; il cui ultimo pulcino dell’ultima covata ha disimparato l’impulso al ritorno nei luoghi natii per la perpetuazione della specie e si è perso per cieli che non sono più i suoi, dimenticandosi di queste terre dove, invece, i suoi avi da sempre avevano nidificato e prolificato. Sia mai stato per uomini inconsapevolmente colpevoli, o colpevolmente inconsapevoli, che con l’avvento della meccanizzazione dello sfalcio e d. ella raccolta del fieno, un tempo svolta con la falce fienaiola, rastrelli e carri tirati da cavalli, a sgomentare e a far sì che i migratori non più migrassero, disertando le Terre Alte per prediligerne delle altre e lasciarle orfane di quel miracolo della natura che è, per l’appunto, la migrazione di molti volatili, privando così i posteri dello spettacolo del volo sospeso a mezz’aria e del canto melodioso delle allodole.

«Caro Gesù Bambino, - e si rivolge a Lui in quanto stato anche bambino; ( Babbo Natale, già nato vecchio per esigenze commerciali, di questi tempi sarà estremamente impegnato nei grandi/super/mega mercati e nei galattici Centri Commerciali, quindi non troppo propenso ad ascoltare i piccoli quesiti di un nostalgico) - ora non conosco quali siano le Tue competenze e se ne hai in materia, ne quali possano essere le Tue conoscenze su cui fare intercessione, ma sicuramente ne avrai qualcuna, e quindi mi permetto di inviarTi, dopo infiniti anni, una letterina con relativa preghiera/richiesta: vedi un po’, se Ti è dato, di contattare qualche rappresentante che abbia dell’influenza tra le allodole, e magari attraverso una trattativa di compromesso con gli uomini, far sì che qualche loro esemplare non riprovi a frequentare queste Terre, che indubbiamente possono essere ancora accoglienti come un tempo; magari per un certo periodo di tirocinio (degli uomini) che se risultante proficuo e fattibile, non induca ad un ritorno di massa dei loro simili, riconciliatesi con quella varia umanità che non sempre è di cattiva indole, soprattutto perché composta anche da cuccioli d’uomo che meriterebbero di bearsi anche loro della presenza di quegli mirabili esseri piumati; incantatori di bambini che, schermandosi gli occhi dal sole con il palmo delle mani, sogneranno di volare come loro in cieli azzurri sopra dei prati variegati di tanti verdi e picchiettati di policromi fiori di campo. Ringrazio per l’attenzione e confido.»

Ritorneranno le allodole?

Antonio Alberti, coordinatore volontari della Biblioteca di Pieve di Cadore, pseudo-scrittore di versi e racconti, sia in italiano che in ladino.

 

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