Tra gli indagati c’è anche un infermiere

L’inchiesta che tocca il pronto soccorso prosegue nel massimo riserbo, ma l’attenzione è rivolta all’ambiente sportivo
Di Irene Aliprandi
Belluno 2008. Il pronto soccorso dell'ospedale San Martino di Belluno. - La sala di aspetto del pronto soccorso e lo sportello di accettazione
Belluno 2008. Il pronto soccorso dell'ospedale San Martino di Belluno. - La sala di aspetto del pronto soccorso e lo sportello di accettazione

BELLUNO. È un infermiere in servizio al San Martino il terzo indagato nell’inchiesta che ha toccato un medico e il primario del pronto soccorso di Belluno. Dopo la visita di martedì mattina da parte dei carabinieri del Nas, che non sono passati inosservati, la procura della Repubblica ha serrato le porte imponendo il silenzio più assoluto, ma l’indagine condotta dal sostituto procuratore Katijuscia D’Orlando fa inevitabilmente rumore.

L’infermiere si chiama Roberto De Carli e anche lui, come il medico Marco Sommavilla, è un appassionato di sport. Sommavilla, specialista in medicina dello sport, è impegnato, tra le altre cose, come medico sociale di una squadra di calcio di seri D, l’Union Ripa La Fenadora (che non risulta coinvolta nell’indagine) che ha inserito nel suo “staff sanitario” anche De Carli. L’infermiere non è stato interrogato, nè ha subito perquisizioni e a quanto pare nemmeno Sommavilla e il primario Giovanni Gouigoux hanno avuto la possibilità di dare la loro versione dei fatti.

Ma quali sono i fatti? Il punto è proprio questo, perché al momento non si conoscono le contestazioni a carico dei tre indagati, anche se una cosa emerge in maniera piuttosto chiara: la posizione del primario Gouigoux è marginale e “dovuta”, nel senso che il dirigente medico si trova coinvolto nell’indagine in qualità di responsabile del pronto soccorso e quindi di “capo” del personale che ci lavora.

A suo carico, quindi, ci potrebbe essere semplicemente l’ipotesi di quello che si definisce omesso controllo. Inevitabilmente anche il resto del personale del pronto soccorso sarà chiamato a raccontare ciò che sa o che ha visto nel periodo cui l’inchiesta fa riferimento e in questo senso i turni di lavoro sono già stati acquisiti.

La ricerca di informazioni, però, non si ferma al pronto soccorso e sta toccando anche uno studio privato e un istituto di medicina sportiva e quindi diventa sempre più plausibile la teoria che concentra l’indagine nell’ambiente sportivo. In questa fase, tuttavia, si può solo parlare per ipotesi, perché l’indagine è in corso e potrebbe prendere qualsiasi strada, compresa quella di arrivare a scoprire che i tre indagati non hanno commesso alcun reato ed è anche per questo motivo che la procura vuole evitare la fuga di notizie.

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