Tradito dal cuore durante la corsa in bici
ALANO DI PIAVE. Stroncato da un infarto mentre corre in bici. È morto così, in sella alla sua passione, l’architetto Renato Beraldo, residente a Castelfranco, dirigente del Coni nazionale ed ex vicepresidente regionale della Federazione ciclistica. Intorno alle 10.45 all’altezza della rotatoria di Fener, il 63enne è caduto improvvisamente dalla bicicletta davanti agli occhi dell’amico di sempre Giuseppe Serrajotto. Nonostante i soccorsi tempestivi del Suem 118 di Crespano, all’arrivo del medico e dell’infermiere non c’era più niente da fare: era già morto sul colpo. Vani anche i tentativi di rianimazione sul posto, mentre i carabinieri della stazione di Quero e del radiomobile di Feltre hanno provveduto ai rilievi e a fare viabilità.
Grande appassionato e amante del ciclismo, dirigente regionale e attualmente membro della commissione nazionale per l’impiantistica della Federazione, Renato Beraldo era stato anche consigliere comunale della Democrazia cristiana, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Ieri mattina era partito molto presto dalla sua abitazione di via Caboto a Salvarosa. «Aveva appuntamento con il suo amico e tra l’altro compare, a Montebelluna» spiega in lacrime la moglie Elena Marcon, ex insegnante in pensione. «Era uscito di casa molto presto, credo fossero appena le sette» continua la donna, «non voleva svegliarmi e così non ho potuto salutarlo per l’ultima volta». Secondo la moglie «stava bene e nei giorni scorsi non aveva accusato malesseri particolari».
Una vita dedicata allo sport, al ciclismo in modo particolare: aveva scritto diversi saggi e testi, come «Il Veneto, lo Sport e gli Impianti Sportivi», scritto a quattro mani con l’architetto Giorgio De Cesare e diverse le collaborazioni con la rivista del Coni, «Spaziosport». Da tempo faceva la spola tra la sua casa di Salvarosa e Roma. Era impegnatissimo professionalmente e pure a livello sportivo per la promozione e la realizzazione dei «corridoi ciclabili».
«Aveva dedicato tutta la sua vita al ciclismo» continua la moglie, «anche a livello di volontariato aveva dato impulso a numerose attività». Sotto choc naturalmente l’amico, Giuseppe Serrajotto di Cornuda, che ha visto morire l’architetto sotto suoi occhi. Dopo essersi incontrati a Montebelluna i due ciclisti avevano iniziato il loro lungo giro, che è passato per Valdobbiadene prima di scendere verso Fener per il rientro a casa. Arrivati alla rotatoria di Fener il 62enne è caduto improvvisamente sull’asfalto. Con loro c’era anche un altro gruppo di ciclisti che hanno dato allertato il 118 mentre l’amico tentava di rianimarlo. «Mi ha telefonato Giuseppe verso mezzogiorno: ho intuito che era successo qualcosa di grave» spiega la moglie. «Sono andata in ospedale a Montebelluna e quando sono arrivata mi hanno detto che era morto». Il dirigente sportivo oltre alla moglie Nadia, lascia i due amatissimi figli: Fabio ed Elena e i 4 adorati nipotini. Ora per la famiglia resta da fissare la data dei funerali che potrebbero essere celebrati tra martedì e mercoledì nella chiesa di Salvarosa.
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