Tragedia di Cancia, in cinque a processo per omicidio colposo

BORCA DI CADORE
Cinque rinvii a giudizio, ma soltanto per il reato di omicidio colposo plurimo. E’ l’esito dell’udienza preliminare che vedeva alla sbarra sette imputati per la tragedia di Cancia, avvenuta nella notte tra il 17 ed il 18 luglio 2009. Sono usciti definitivamente di scena dal processo, Antonino Buttacavoli e Luigi Asciutto, rispettivamente, direttore tecnico e capo cantiere della “Chinnici”, la ditta che eseguì i lavori di costruzione del bacino di contenimento crollato. Il giudice delle udienze preliminari Giorgio Cozzarini li ha, infatti, prosciolti da entrambi i capi d’accusa: disastro colposo per la frana che si abbattè a Cancia ed omicidio colposo plurimo per la morte di Giovanna Belfi e Adriano Zanetti, madre e figlio che abitavano nella prima casa sulla quale si abbattè l'ammasso di sassi misto a melma provenienti dall'Antelao. Anche gli altri cinque imputati sono stati prosciolti dall’accusa di disastro colposo. Probabilmente - ma per la certezza bisognerà attendere il deposito delle motivazioni - il gup ha ritenuto la frana un evento eccezionale che travalicò l’ordinaria diligenza.
Sandro De Menech, progettista del bacino di contenimento, Ermanno Gaspari e Alvise Luchetta, responsabili dell'ufficio regionale del Genio civile, l'ex sindaco di Borca Massimo De Luca ed il responsabile dell'ufficio tecnico del Comune Vanni De Bona, saranno processati soltanto per l’accusa di omicidio colposo plurimo. La prima udienza è stata fissata per il 24 aprile. Chiaramente soddisfatti, al termine dell’udienza preliminare, ieri pomeriggio, i difensori degli imputati, anche di coloro che sono stati rinviati a giudizio, in quanto uno dei due pesanti capi d’accusa è caduto definitivamente ed il processo si svolgerà solo per quanto riguarda le presunte responsabilità sulla morte di Giovanna Belfi e Adriano Zanetti.
L’udienza di ieri, iniziata in mattinata, era dedicata alle arringhe difensive. L’eccezionalità e l’imprevedibilità della frana è stato il comune denominatore dei legali dei sette imputati. Per gli avvocati Anna Casciarri e Annamaria Coletti, difensori dell’ex sindaco De Luca e del responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Borca di Cadore, la tragedia sarebbe comunque avvenuta anche se il sistema d’allarme fosse funzionato. In 45 minuti, a notte fonda, non sarebbe stato materialmente possibile convocare una riunione ed avvisare i 160 cittadini che popolano la frazione di Cancia. L’avvocato Luigi Ravagnan (del foro di Venezia) ha, in sintesi, sostenuto che il progettista De Menech aveva soltanto dato esecuzione ai lavori decisi da un Comitato di esperti del genio Civile. Nessuna responsabilità nemmeno per Antonino Buttacavoli e Luigi Asciutto, secondo i legali Mario Mazzoccoli e Sandra Costantini, che avrebbero avuto ruoli marginali, rispetto al loro datore di lavoro, nei lavori di costruzione di un bacino su cui confluì l’acqua a causa dell’edificio della Minoter. Inoltre, la ditta Chinnici non aveva l’appalto per la demolizione di quell’edificio. Nessuna responsabilità, ha sostenuto in arringa l’avvocato Sandro De Vecchi, nemmeno per Ermanno Gaspari ed Alvise Lucchetta, responsabili dell’ufficio regionale del Genio Civile, sottolineando l’ininfluenza della presenza dell'edificio della Minoter, in base anche a studi specifici ed al fatto che fino ad allora le colate erano sempre state "solide" e non liquide come la notte della tragedia.
All’udienza di ieri, erano presenti anche i familiari di Giovanna Belfi e Adriano Zanetti. Nessun commento da parte loro sull’esito dell’udienza preliminare. Nel processo il Comune di Borca si è costituito parte civile con l’avvocato Franco Tandura.
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