«Tranquilli, il 5 novembre chiudo il Gran Caffè Tiziano e vado via»
Stefano Pompanin, gestore del locale di Pieve di Cadore, getta la spugna. Ma prima dà la sua versione dei fatti e spiega la conflittualità con la Magnifica
Il titolare e la sua assistente e alcuni momenti dell'apertura del nuovo Caffe' Tiziano
PIEVE. La vicenda del Gran Caffè Tiziano di Pieve va verso i titoli di coda: il 5 novembre il locale chiuderà definitivamente mentre il 9, quattro giorni dopo, il gestore Stefano Pompanin riconsegnerà le chiavi dei locali alla Magnifica. Ad annunciarlo è proprio l’imprenditore cadorino, che non intende passare per il capro espiatorio della situazione.
«Sono deluso, amareggiato e soprattutto molto stanco, in questa storia ci ho rimesso tanto senza ricevere neanche un grazie. La chiusura del Gran Caffè Tiziano è una sconfitta per Pieve, una sconfitta per tutti. Se il Gran Caffè Tiziano si ritrova in queste condizioni non è colpa del sottoscritto ma della crisi che attanaglia la montagna ormai da diversi anni. Gestisco questo locale da dieci anni e, fin quando le cose sono andate bene, nessuno si è lamentato di nulla. Negli ultimi tre, quattro anni le cose sono precipitate. La gente in montagna è sempre di meno, a partire dai giovani; e, se oggi si fatica ad arrivare a fine mese, il motivo è esclusivamente questo. Col trascorrere del tempo è stato sempre più complicato riuscire a stare dietro a tutte le spese, inevitabilmente qualcosa sono stato costretto a lasciarmi dietro, fino a giungere al punto di non ritorno: ma non per questo intendo passare per l’unico colpevole, non merito questa gogna mediatica».
Però lei ha sempre avuto un rapporto un po’ tormentato con la Magnifica, proprietaria dell’immobile: questo è difficile da negare...
«Ho provato in tutti i modi a portare avanti un dialogo con i proprietari del locale», risponde, cercando di non polemizzare, «ma da parte loro mi sarei aspettato una maggiore condivisione delle problematiche che sono oggettive e sotto gli occhi di tutti. A chiudere non è solo il Gran Caffè Tiziano di Pieve ma un numero elevato di attività commerciali in tutto il Cadore, così come a Belluno solo per citare alcuni esempi a noi vicini. Richiedere un affitto di svariate migliaia di euro al giorno d’oggi è come incamminarsi un vicolo cieco. L’allarme l’ho lanciato tre anni fa, troppo facile parlare della difficile situazione del Gran Caffè Tiziano oggi. Io per questa struttura ho dato la vita investendoci anche molti soldi. In pochi si ricordano in che condizioni versava questo locale dieci anni fa, non c’erano neanche le porte. Le migliorie le ho apportate tutte io e di tasca mia».
Ci riepiloga un po’ le vicende che hanno portato allo strappo definitivo?
«In tanti, da tempo, avevano iniziato a chiedermi perchè non chiudessi. Io rispondevo che non lo facevo perché nel locale c’erano miei investimenti personali e che non intendevo gettare alle ortiche. Ad esempio, ho chiesto alla Magnifica di rilevare almeno il bancone, che avevo acquistato io: se l’avesse fatto, me ne sarei andato il giorno dopo. Bene, come risposta ho ricevuto una valutazione quattro volte inferiore a quella di costo. Come pensate mi sia sentito?».
Quindi i quattro giorni che passeranno tra chiusura e riconsegna chiavi serviranno per smontarlo e portarselo via?
«Esatto. Il bancone lo porterò via. Non so se lo metterò mai dentro un altro locale che dovessi aprire, ma qui non lo lascio».
Gianluca De Rosa
Argomenti:gran caffè tiziano
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