Trasporto disabili senza fondi, a rischio anche i centri diurni
BELLUNO. Per la prima volta la riduzione dei trasferimenti statali in termini reali per la sanità e i servizi socio-sanitari ha portato a una rimodulazione del Piano di Zona 2013 con tagli ad alcuni servizi, oltre a quello per ora confermato al trasporto dei disabili ai centri diurni. Una situazione intollerabile che unita a quella delle case di riposo e alla necessità di aggiornare le impegnative sanitarie in base ai posti letto autorizzati, ha spinto la maggioranza degli amministratori della Conferenza dei sindaci dell’Usl 1 a votare una delibera in cui si dà mandato all’esecutivo di chiedere urgentemente un tavolo di confronto con la Regione, per tutelare questi servizi (case di riposo, trasporto per disabili) soprattutto in un territorio come quello montano.
La crisi, quindi, non sta risparmiando nessuno, facendo sentire le sue ricadute pesanti in tutti i settori, anche quello del sociale, e mettendo in serio pericolo non solo la qualità del servizio ma il servizio stesso, negando così «un diritto della persona», come ha detto l’ex direttore dei servizi sociali, Angelo Tanzarella.
Rispetto allo scorso anno si parla di una contrazione complessiva della spesa socio-sanitaria e sociale per il 2013 di oltre 20 milioni di euro, che ha costretto la Conferenza dei sindaci a votare la nuova riconfigurazione del Piano di Zona e anche il bilancio sociale preventivo 2013. Bilancio che prevede un disavanzo corrente di 274.899 euro: «Ma per il 2014 non sappiamo se riusciremo a mantenere questa situazione, si naviga a vista».
A fronte di un aumento dei bisogni delle persone c’è infatti il rischio serio che gli enti non siano più in grado di dare risposte adeguate, mettendo ancora di più in crisi la popolazione debole. E un caso su tutti è il trasporto per i centri diurni dei disabili (c’è anche l’assegno di cura) che rispetto al 2010 ha subito un taglio del 70% ed ora rientra negli extra Lea. «Definire il servizio di trasporto un extra Lea è improprio, perché costituisce per il nostro territorio un fattore produttivo decisivo del livello essenziale di assistenza. Infatti senza questo, il centro diurno non esisterebbe perché dalle aree alte della provincia nessuno riuscirebbe a raggiungere i centri», ha spiegato Tanzarella.
Attualmente sono 16 i percorsi giornalieri (5 in Cadore, 5 in Agordo e 6 nel Bellunese) garantiti dal trasporto per 5 giorni a settimana per complessivi 326.600 km. Gli utenti che lo utilizzano sono 90 su 154, quindi la stragrande maggioranza, per un costo complessivo nel 2011 di 454.783 euro. Ma i fondi a disposizione non ci sono più e a questo punto i tecnici della Conferenza stanno ipotizzando l’introduzione di una compartecipazione degli utenti (anche se attualmente è esclusa per legge regionale). «Togliere questo servizio significa eliminare un anello della domiciliarità che comporta un abbassamento del servizio e dei diritti della persona».
Inoltre, il fondo indistinto per le politiche sociali, che serve ad abbattere la compartecipazione dei Comuni alla spesa, quest’anno si riduce rispetto al 2011 del 5%. Saltano i finanziamenti anche al fondo per i minori e al fondo lotta alla Droga mentre per il fondo per la non autosufficienza (22 milioni di euro), ancora non si conosce la somma per l’Usl n. 1. Restano però incertezze su «come saranno applicate queste risorse in base alla spending review che dovrebbe portare a un ulteriore taglio dell’1%. Così, per poter avere continuità nei servizi, è venuto il momento di pensare a nuove forme di finanziamento specie tra i fondi europei 2014-2020 a cui dobbiamo assolutamente aderire», ha detto Tanzarella.
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