Travolte a Nevelandia a Sappada: chiedono 50 mila euro
Disavventura per due amiche di 37 e 35 anni in vacanza: sono state sbalzate a terra da un gommone e ferite. Processo civile in tribunale a Belluno
Sappada febbraio 2005, impianti di risalita.Le attrazioni di Nevelandia, sulla pista da sci dei Campetti a Sappada
SAPPADA. Travolte da un “gommone” sulla pista di “Nevelandia” a Sappada, chiedono 50mila euro di danni al parco di divertimenti sulla neve.
Il procedimento si aprirà il 9 gennaio davanti al tribunale civile di Belluno. Protagoniste della disavventura, Patrizia Ghisetti, 37 anni di Venezia, e Marianna Martinello, 35 anni di Mestre. Il 13 marzo 2016 si trovavano a “Nevelandia” assieme ad alcuni amici. Tra le attrazioni previste nel parco di divertimenti invernale, la possibilità di usare dei “gommoni” gonfiabili a mo’ di slittini per scendere sulle piste innevate.
E così la figlia di una delle due donne aveva deciso di provare l’emozione della discesa con un’amica. Ghisetti e Martinello attendevano il “gommone” alla fine della discesa.
Subito dopo che il “gommone” delle bambine aveva iniziato a muoversi lungo il pendio, tuttavia, un altro “gommone” con due adulti a bordo si era lanciato sul pendio. Non appena giunta alla fine della discesa, la 37enne prendeva le piccole per portarle verso l’uscita, prima che arrivasse il “gommone” degli adulti. Che però è piombato a tutta velocità, travolgendo Ghisetti e Martinello: le due sono stata colpite all’altezza delle gambe e soino state sbalzate a terra, ferite.
La difesa delle donne, rappresentata dall’avvocato Giorgio Caldera, sostiene che a causare l’incidente sarebbe stata l’assenza dell’apposito “tappeto” che avrebbe dovuto frenare l’arrivo dei “gommoni”, impedendo che travolgessero le persone in attesa. Le donne erano state soccorse dal personale dell’ambulanza di Pieve di Cadore e portate in pronto soccorso per le medicazioni del caso. Sul posto anche la polizia.
In seguito all’incidente sulla neve, le due donne avevano dovuto sottoporsi ad accertamenti e terapie, dovendo restare a casa dal lavoro e modificare le proprie abitudini.
Nonostante le richieste risarcitorie, la società che gestisce il parco di divertimenti non ha dato risposta positiva, tanto che le due donne si sono affidate all’avvocato Caldera per promuovere la causa e ottenere il risarcimento, ritenendo la stessa società responsabile della mancanza di organizzazione e di sicurezza del parco divertimenti.
La richiesta danni ammonta a 50mila euro.
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