Travolto dalla porta si rompe un malleolo, assolto il presidente

San Pietro. Giovane portiere si dondolava sotto la traversa L’appello cancella i mille euro di multa del giudice di pace

SAN PIETRO. Il portierino si tira addosso la porta. Dondolandosi sotto la traversa, viene travolto e finisce per procurarsi la frattura del malleolo della caviglia sinistra, perché i pali non sono ancorati sul prato e la rete si può spostare, per giocare le partitelle a campo ridotto. In appello il presidente del San Pietro calcio, Orazio Cesco Cimavilla, viene assolto, perché il fatto non sussiste. Il giudice di pace di Pieve di Cadore l’aveva condannato a una multa di mille euro. L’accusa definitiva era di aver permesso (o comunque non impedito) a dei ragazzi non tesserati con la società di entrare nel campo sportivo comunale il 10 ottobre 2010, prelevare una porta mobile, per posizionarla nella vicina area, che d’inverno diventa pattinaggio. Il successivo infortunio del minorenne gli ha provocato l’imputazione di lesioni personali colpose.

L’avvocato difensore Valerio Piller Roner ha presentato appello in tribunale, contestando non solo la sentenza di primo grado, ma anche la modifica del capo d’imputazione; poi ha trovato qualcosa da ridire sulla costituzione di parte civile della famiglia del ragazzo, che ai tempi giocava con il Rigolato, con il collega Massimiliano Paniz.

In prima battuta, a Cesco Cimavilla era stato contestato il fatto di non aver predisposto dei cartelli per impedire l’accesso al pattinaggio e in seconda, quello di cui si è discusso ieri mattina con il giudice Elisabetta Scolozzi e il pubblico ministero Sandra Rossi, ovvero di non aver vigilato sul campo da calcio. Cesco Cimavilla doveva essere colpevole, come massimo dirigente pro tempore della società sportiva, che è iscritta al campionato estivo Carnico.

La richiesta dell’accusa era la conferma della sentenza del giudice di pace e, a questa, si era associato Paniz anche con la produzione di una memoria, osservando che le responsabilità dell’imputato c’erano, eccome, in quanto avrebbe dovuto vigilare ed evitare una prognosi di 35 giorni al suo piccolo cliente. Sarebbe come lasciare una pistola incustodita e pensare che nessuno ne possa fare un uso pericoloso, pur sapendo che questo può succedere. In più, la modifica era legittima, perché durante il dibattimento era emerso che il fatto era diverso da quello contestato nel decreto di citazione a giudizio.

Piller Roner ha chiesto l’assoluzione del suo assistito perché il fatto non sussiste, partendo dal presupposto che il giovane non si è preoccupato di verificare se la porta fosse adeguatamente fissata al terreno; aggrappandosi alla traversa, aveva cominciato a dondolarsi, facendola cadere e rimanendo colpito nella zona di una caviglia. Scolozzi gli ha dato ragione, annullando la sentenza di primo grado. Paniz sta riflettendo sull’opportunità di presentare, a sua volta, un appello.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi