Tre medaglie per i deportati

Tre medaglie all’onore bellunese nel 70º anniversario della deportazione tedesca. Quella attribuita a Irma Bogo, internata nel lager di Bolzano, l’ha ritirata la sorella dalle mani dell’assessore del...

Tre medaglie all’onore bellunese nel 70º anniversario della deportazione tedesca. Quella attribuita a Irma Bogo, internata nel lager di Bolzano, l’ha ritirata la sorella dalle mani dell’assessore del Comune di Belluno, Valentina Tomasi. Il riconoscimento ad Aristide Antonio Fedon, deceduto in campo di concentramento in Germania, è stato consegnato alla nipote dal sindaco di Domegge di Cadore, Lino Paolo Fedon. La terza medaglia, assegnata a Pasquale Stach, anch’egli deceduto in Germania, è stata offerta al figlio dal sindaco di Cesiomaggiore Michele Balen. Tre storie diverse, accomunate nella Storia con la “esse” maiuscola, in rappresentanza delle milioni di vite annientate dalla follia omicida del regime nazista. Ogni anno i Comuni accolgono le richieste di chi chiede questo riconoscimento per un proprio familiare, sottoponendole poi agli uffici di competenza. «Nel Bellunese», ha spiegato agli studenti il direttore dell’Isbrec, Enrico Bacchetti, «la Resistenza è stata un elemento centrale e fortemente legata alla storia dei deportati, molti dei quali erano stati catturati nel corso dei numerosi rastrellamenti tedeschi che avvenivano in tutta la provincia bellunese». Una provincia messa sotto il diretto controllo delle truppe tedesche che intendevano così garantirsi un corridoio di uscita dall’Italia e nella quale i deportati furono circa 1.000, di cui 800-900 bellunesi. Di questi, circa 400 furono uccisi nelle camere a gas in Germania, mentre molti di quelli rinchiusi nel lager di Bolzano riuscirono a sopravvivere in quanto non si trattava di una destinazione “finale”. Un’ottantina di loro riuscì anche ad evadere da quel campo di prigionia. (e.f.)

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