Tre scrigni da conoscere: con il Fai alla scoperta dei tesori delle chiesette di Belluno

Gran successo di pubblico per le visite agli edifici sacri dedicati a Sant’Aronne, San Matteo e San Liberale. Le visite saranno replicate nel weekend del 22 e 23 febbraio

Ivan Ferigo
La visita alla chiesa di San Liberale di Belluno
La visita alla chiesa di San Liberale di Belluno

 

Tre scrigni da aprire, le chiesette di Sant’Aronne, San Matteo e San Liberale. Grande successo ed interesse di pubblico (tutti occupati i 60 posti disponibili) hanno riscosso le aperture del Fai di Belluno dell’ultimo fine settimana. Tanto che l’iniziativa sarà riproposta il 22 e 23 febbraio (iscrizioni sul sito del Fai).

A condurre le visite è stata Beatrice Stragà, appassionata autrice del recente libro “Tre scrigni da aprire nella nostra terra”, la quale ha saputo coinvolgere i partecipanti con racconti e approfondimenti, rendendo l’esperienza ancora più interessante. Un viaggio che ripercorriamo nelle prossime righe, a beneficio di chi vi si vorrà addentrare tra meno di un mese.

TRE SCRIGNI DA APRIRE

L'interno della chiesa di Sant'Aronne a Cusighe
L'interno della chiesa di Sant'Aronne a Cusighe

Il percorso parte da Sant’Aronne, la parrocchiale di Cusighe. Intitolata non al fratello di Mosè, ma ad un martire gallese: l’unica in Italia intitolata a questo santo. «Nel IX-X secolo, l’invasione degli Ungari spinse il vescovo di Belluno a chiamare monaci iro-scozzesi per rafforzare la difesa e arricchire i riti liturgici», spiega Stragà. Così il culto di Sant’Aronne arrivò nell’alta valle del Piave.  All’interno della chiesa, spiccano opere d’arte di grande valore: la pala d’altare “Madonna con Bambino tra i santi Aronne e Giovanni Battista” di Girolamo Dente, allievo di Tiziano; la Via Crucis di Antonio Gabrieli; un affresco raffigurante l’Ultima Cena, eseguito da Paris Bordon.

Un momento della visita nella chiesa di San Matteo a Sala
Un momento della visita nella chiesa di San Matteo a Sala

Seconda tappa, la chiesetta di San Matteo a Sala, parte della parrocchia di Cusighe solo dal 1952. «La sua costruzione si deve ad Antonio degli Agei, e la consacrazione risale al 31 maggio 1406», racconta Stragà. «Tuttavia, una pala del 1386, oggi perduta, fa supporre che l’edificio sia più antico e sorgesse su un precedente tempio romano».

A causa dei danni subiti durante la Prima guerra mondiale, dal 1931 la chiesa non è più utilizzata per le celebrazioni. Ad ogni modo, al suo interno conserva un prezioso ciclo di affreschi, seppur frammentario: un’Ultima Cena tardo-medievale, San Giorgio che sconfigge il drago, altri santi e martiri, raffigurazioni di vescovi e frati francescani. E «la pala d’altare, “Madonna con bambino tra i santi Matteo e Girolamo”, dipinta tra 1491 e 1512 da Antonio da Tisoi».

Punto d’arrivo, la suggestiva chiesetta di San Liberale, posta su un poggio dominante la città di Belluno in un contesto ambientale di grande fascino. «Fu costruita tra l’VIII e il X secolo, negli anni della conquista longobarda», precisa Stragà. I Longobardi, di fede ariana, costrinsero i vescovi cattolici a rifugiarsi nel contado, portando alla nascita di questo luogo di culto. All’ingresso, si rimane colpiti dalla cripta sotto l’altare, scoperta nel 1990, che ha restituito coperchi di sarcofagi e ceramiche alto-medievali. «I restauri del 1967-1968 hanno portato alla luce frammenti lapidei e affreschi, tra cui una “Scena di martirio” risalente tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento. L’altare seicentesco ospitava in origine una pala, purtroppo trafugata, raffigurante il Cristo deposto, attribuita a Nicolò de Stefani. Ora vi si trova una pala dedicata al profeta Daniele, dipinta da Francesco Frigimelica il Vecchio intorno al 1624».

I RESTAURI DI SAN LIBERALE

Proprio l’ultima tappa dà l’occasione per fare, con don Graziano Dalla Caneva, parroco di Cavarzano, Cusighe e Sargnano, il punto sui restauri. «Sono stati presentati progetti riguardo alla sistemazione dei muretti di sostegno e degli intonaci esterni, già approvati dalla Soprintendenza. Ora si tratta di raccogliere i fondi e poi passare alla fase esecutiva, si spera durante l’estate prossima», fa sapere. «Si tratta di interventi utili per una maggiore sicurezza della chiesetta stessa, costruita su un cucuzzolo. E per risanare le pareti dagli agenti atmosferici che possono rovinarle».

Un modo per preservare un bene culturale molto caro ai bellunesi. «Un conservare poi lasciato anche alla cura e al rispetto dei visitatori. Perché parliamo di un bene antico, di notevole pregio artistico. Pur poco utilizzato a livello liturgico, un piccolo monumento da custodire».

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