Trecento studenti sulle strade cittadine per costi e servizi

La Rete non fa gli stessi numeri dei cortei del 27 settembre Scatole di cartone usate come mattoni di una scuola nuova
Di Gigi Sosso

BELLUNO. Le scatole piene. Ma le tasche vuote di mamma e papà e il domani sempre più incerto. Neanche trecento gli studenti di Belluno e Feltre per la mobilitazione nazionale “Si scrive scuola, si legge futuro”. Erano molti di più, nei due cortei separati, la mattina del 27 settembre. Stavolta pochi cervelli, fuori dalle classi, ma almeno parecchie idee, alla fine del corteo dalla stazione ferroviaria del capoluogo a piazza dei Martiri. Sotto il palazzo dell'Unicredit, sono spuntate delle coloratissime scatole di cartone, con le richieste più urgenti. Come mattoni, per costruire una nuova scuola: unico studenti per il trasporto da casa all’istituto, lezioni partecipate, incontri culturali, stage e molto altro ancora. Più ragazze che ragazzi, che hanno messo in piazza tutti i loro problemi, accompagnati dalla musica reggae diffusa dalle casse alloggiate in un pulmino bianco targato Treviso del sindacato pensionati della Cgil. Ma qui nessuno pensa di poter arrivare alla pensione. Alla loro età, i sogni sono altri e non si parla di quelli che si fanno, quando si chiudono gli occhi, al termine di una lunga giornata di studio. Passa qualche pensionato e li guarda con curiosità e anche un po’ d’invidia.

Molti agitano un cartello autoprodotto, per esempio “Più servizi, meno costi” o “C'è chi sale, c'è chi scende, ma sempre più qui si spende”. I riferimenti sono al costo maggiorato di corriere e navette di Dolomitibus. Mentre quel “Press play to start” significa che «bisogna mettersi in moto, perché il cambiamento deve partire da noi». Qualcun altro si passa una copia fresca di tipografia del quotidiano il manifesto e con il profumo di carta e inchiostro sembra quasi di tornare di colpo indietro di chissà quanto tempo. I problemi di oggi sono spesso gli stessi dei genitori: «Ma noi siamo nati durante una crisi e la stiamo ancora vivendo sulle nostre spalle» fa notare una bella ragazza bionda con minigonna e padronanza del megafono.

Non manca nemmeno un po' di necessaria autocritica, una volta seduti in cerchio, «perché l'anno scorso eravamo almeno il triplo»: evidentemente non si è comunicato abbastanza, malgrado facebook, volantini e messaggini così evoluti, in confronto al pensionato ciclostile.

Accanto alle emergenze più pesanti, per le quali si comincia a lavorare adesso per il prossimo anno scolastico, anche gli inconvenienti quotidiani: «C’è il nostro insegnante d'inglese, che non sa parlare bene nemmeno l'italiano»; «Frequento un liceo musicale e non abbiamo ancora insegnanti»; «Vorremmo più rispetto da parte degli insegnanti, nel nome della libertà d'espressione». Tutti pensieri scritti su un lenzuolone bianco, prima che si facciano le 11, il vivace dibattito si esaurisca e parta la canzone partigiana Bella Ciao nella versione dei Modena City Ramblers per la foto di gruppo e il pranzo insieme. Molti compagni di classe sono ancora a scuola.

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