Treno delle Dolomiti: tra val Boite e val d’Ansiei «la scelta giusta è entrambe»

Da quella che sembrava una boutade di Ianese, la linea condivisa da tutti i sindaci. «Il treno salga via Auronzo fino a Somadida e poi una galleria lo porti a San Vito»
PIEVE DI CADORE. Sarà il più classico “uovo di Colombo” a mettere d’accordo i sindaci ai piedi delle Dolomiti.


Giovedì pomeriggio, dopo due lunghe riunioni in Magnifica, in presenza di una difficoltà a trovare una sintesi, si sono finalmente accordati sulla proposta che Giancarlo Ianese, primo cittadino di San Nicolò di Comelico, ha buttato sul tavolo quasi per scherzo. Il Treno delle Dolomiti partirà da Calalzo, proseguirà per Domegge, Lozzo, Auronzo e subito dopo la stazione di San Marco, prima di lambire la foresta super tutelata di Somadida, punterà diritto sotto la montagna per sbucare, attraverso una lunga galleria, prima di San Vito. Qui farà di nuovo tappa, con una stazione ai piedi dell’Antelao, e proseguirà per Cortina. La soluzione, a dir poco salomonica, è in grado di accontentare sia la val d’Ansiei e sia la val Boite, ma soprattutto Cortina. Il convoglio, proveniente da Venezia, marcherà infatti solo cinque minuti in più di “ritardo” rispetto a quello della direttrice Calalzo-Cortina, ma registrerà un tempo inferiore di percorrenza – cinque minuti – rispetto a quello immaginato per la val d’Ansiei dal progetto regionale.


Una mediazione che sembra studiata apposta – ma in realtà è il risultato di una fortunata casualità – per accontentare il presidente del Veneto, Luca Zaia, che ha sempre sognato il Treno delle Dolomiti in faccia alle Tre Cime di Lavaredo, e la stessa assessore alla mobilità, Elisa De Berti, che non ha invece mai nascosto la sua preferenza per la val Boite, ossia il percorso più scorrevole.


Il confronto dell’altro pomeriggio vedeva invece schierati i sindaci della val Boite sulla proposta di una linea diretta, quelli del centro Cadore e della val d’Ansiei favorevoli al tracciato alternativo. Ad adoperarsi per una mediazione è stato in particolare il presidente della Magnifica stessa, Renzo Bortolot, che è arrivato a rinunciare ad uno dei suoi concerti (è infatti provetto organista) pur di concertare una soluzione comune.


Bortolot ha dichiarato che la soluzione individuata, riprende, di fatto, «una delle ipotesi presentate tempo fa anche in un convegno allo IUAV, e che dal punto di vista socio-economico avvicinerebbe le aree cadorine al momento più svantaggiate dal punto di vista della mobilità, e da quello tecnico eviterebbe la necessità di portare la ferrovia sino ai 1350 metri di quota previsti con l’arrivo in Ampezzo da nord».


Oltremodo soddisfatti Tatiana Pais Becher, sindaco di Auronzo, che si era battuta, appena eletta, per il transito sotto le Tre Cime, ma anche il sindaco di San Vito, Franco De Bon, che temeva di essere tagliato fuori, pur affermando la necessità di una condivisione, relativa però a tutta la tratta ferroviaria, ossia quella da Ponte nelle Alpi fino a Cortina. Tratta che, secondo il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, abbisogna di radicali interventi di velocizzazione anche tra Ponte e Calalzo.


La soluzione ha trovato d’accordo anche i sindaci di Vodo e di Valle, il primo perché comunque la val Boite si troverà avvantaggiata dagli ammodernamenti della statale Alemagna, la seconda perché aveva il timore che la ferrovia potesse comportare problemi di compatibilità ambientale al proprio territorio.


«Il raggiungimento di un accordo tra i sindaci direttamente interessati è un fatto estremamente positivo e li ringrazio per aver saputo guardare all’interesse superiore accogliendo l’invito che avevo loro rivolto», ha commentato Bortolot, «chi pensava che ancora una volta questo territorio si sarebbe presentato diviso mettendo a rischio la stessa realizzazione di un’opera così necessaria per il Cadore e l’intera provincia di Belluno è stato smentito», ha aggiunto, «esprimo dunque la soddisfazione della Magnifica, che deve essere quella di tutti i cadorini, per una ritrovata unità di intenti».


Bortolot si è premurato, già ieri mattina, prima di confezionare la nota diffusa alla stampa, di informare dell’esito del vertice l’assessore regionale ai trasporti, Elisa De Berti.


La stretta collaboratrice del governatore Zaia si è detta lieta di apprendere che vi è stata condivisione, ma prima di esprimere un giudizio sulla mediazione, ha dichiarato di voler verificarne la praticabilità. Bortolot le ha riferito che «la discussione è stata franca, corretta e costruttiva, con l’obiettivo di trovare un punto di convergenza tra le legittime aspettative di ciascun Comune e delle varie aree cadorine rappresentate, con la consapevolezza che si tratta di una occasione storica per questo territorio e che il ragionamento doveva essere unitario e tener conto dell’interesse dell’intero Cadore e della provincia di Belluno».


I sindaci hanno auspicato che la ferrovia si connetta effettivamente a quella dell’Alto Adige, garantendo anche l’indispensabile sbocco a nord verso l’Austria, oltre che il collegamento veloce con Venezia.


«Altro tema imprescindibile emerso», ha concluso Bortolot, «è quello della centralità della stazione di Calalzo che deve rimanere snodo importante, anche per quanto riguarda l’intermodalità col trasporto su gomma e quale punto di partenza dei percorsi cicloturistici».


Sarà ora presentato alla Regione un documento unitario che riassumerà il parere emerso nella riunione dei sindaci, così da poter avviare effettivamente l’iter per rendere la ferrovia delle Dolomiti una realtà.


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