Trentacinque bambini a scuola con il pedibus

Riuscito il giro inaugurale dello “scuolabus a piedi” da Farra al Boscariz L’obiettivo è educare i piccoli ma anche i genitori ad uno stile di vita più sano

FELTRE. Con le scarpe allacciate, il sindaco a fare da copilota al nonno vigile autista e un altro volontario impegnato a fermare il traffico al momento di attraversare la strada, il pedibus per le elementari del Boscariz è partito festosamente ieri mattina portando “a bordo” trentacinque bambini. Per il viaggio inaugurale c'erano il dirigente scolastico Plinio Zatta, il direttore amministrativo dell'Usl 2 Rosanna Zatta, il direttore sanitario Giovanni Maria Pittoni e il direttore del dipartimento di prevenzione Usl, Luigi Cazzola.

Pettorine gialle fluo per farsi vedere bene dagli automobilisti e la mano sinistra sulla corda, i piccoli si sono messi in fila alle 7.35 nel piazzale Battaglione Feltre per la prima corsa dell'autobus che va a piedi, partendo in dieci per superare i trenta da una fermata all'altra, in via Balistiche e vicino al ristorante la Casona dove il pedibus ha fatto inversione per riprendere la marcia e arrivare a destinazione a scuola.

L'avventura è cominciata, i piccoli sono rimasti entusiasti e per una mattina è tornato bambino anche il sindaco: «Trent'anni fa venivo sempre a scuola a piedi. Potevo farlo perché c'erano molte meno macchine e per questo abbiamo fatto il pedibus», ha raccontato Paolo Perenzin ai bimbi. L'iniziativa è organizzata dal Servizio educazione e promozione alla salute (Seps) del Dipartimento di prevenzione dell'Usl 2 in collaborazione con il Comune, le insegnanti e i genitori, a cui si rivolge il sindaco: «Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato e per quanto riguarda l'amministrazione Angelo Bellumat, che ha seguito la questione dall'inizio».

«È un messaggio importante non solo per i bambini che partecipano e per i compagni di classe, ma anche per chi li vede andare a scuola, cioè gli adulti perché ci si ricorda che si può andare a piedi per fare un chilometro di strada», evidenzia Perenzin. «I piccoli sono partiti in silenzio per i primi cinque minuti, poi hanno iniziato a parlare tra di loro, hanno socializzato. Sono di classi diverse, riscoprono il piacere di camminare e delle cose che si possono fare andando a piedi. Speriamo sia un esempio e che si possa estenderlo. Una volta che si trovano i collaboratori diventa fantastico».

L’adesione è stata quindi di trentacinque bambini che hanno scelto di abbandonare l'auto di mamma e papà per andare a scuola a piedi, quattordici accompagnatori, in prevalenza genitori, a cui si aggiunge la preziosa collaborazione dei volontari dell'Auser e dei nonni vigili. L’obiettivo è educare e favorire uno stile di vita sano, che prediliga l’attività fisica e non sedentaria, incentivando pure una mobilità sostenibile. Lo ha sottolineato il direttore sanitario Giovanni Maria Pittoni, esortando i bambini a «usare i piedi per muoversi ogni volta possibile. Questa partecipazione significa andare verso una sana e buona idea di muoversi di più. Poi è meno difficile continuare a farlo da grandi». L'esordio del pedibus era stato preparato nei dettagli con alcune uscite sperimentali: «La signora del guardaroba ha cucito la corda (con tanto di pezzi catarifrangente), rifacendola due volte perché era corta», racconta Flavia Campigotto del Seps. «Abbiamo provato senza zaino e con lo zaino, e siamo partiti».

Raffaele Scottini

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi