Triplicato il numero di cervi e caprioli

Nel Bellunese ce ne sono 34 mila. De Bon: «Vanno gestiti» gli abbattimenti sono attorno al 12-15 per cento
- In foto un cervo nel bosco del Cansiglio
- In foto un cervo nel bosco del Cansiglio

BELLUNO

Gestire per tutelare la specie. Un imperativo, quando si parla di fauna selvatica, e in particolare di ungulati. Il loro numero dal 1990 ad oggi è quasi triplicato, come ha evidenziato la Regione nel report presentato a Vicenza sui risultati di trent’anni di gestione venatoria degli ungulati in Veneto. Dai 20 mila capi censiti nel 1990, si è arrivati a 53 mila nel 2019. Il 64 per cento di questi si trova in provincia di Belluno. Le stime parlano di 34 mila esemplari, di cui 10.400 cervi e 13.600 caprioli.

A livello veneto sono i cervi la specie che ha registrato i maggiori indici di crescita, raggiungendo nell’arco di un trentennio una consistenza di oltre 12 mila esemplari. Stessi numeri per la popolazione dei camosci, che appare essersi stabilizzata negli ultimi anni. Significativa anche la crescita dei caprioli, passati dai quasi 14 mila esemplari del 1990 ai 23 mila censiti nel 2019.

In parallelo è aumentato anche il numero degli abbattimenti ad opera dei cacciatori: la percentuale di prelievo di cervi, caprioli, camosci e mufloni era inferiore al 10 per cento nei primi anni Novanta, ora raggiunge il 12-15%, a seconda delle diverse specie. «Si evidenziano i buoni risultati ottenuti con una gestione oculata, attraverso piani di selezione della fauna selvatica strutturati per sesso e classi di età», spiega l’assessore regionale alla caccia.

E di gestione parla anche il consigliere delegato alla caccia in Provincia di Belluno, Franco De Bon. La competenza su questa materia nel Bellunese è di Palazzo Piloni, in base alla specificità, ed è un bene considerando che il 64% degli ungulati censiti dalla Regione vive proprio in provincia. Ogni anno vengono fatti i censimenti, che nel caso dei caprioli, dei camosci e dei mufloni sono affidati alle riserve di caccia. Per il cervo, invece, la Polizia provinciale effettua quattro uscite all’anno, nel mese di aprile, per contare gli esemplari, e incrocia i dati con quelli forniti dalle riserve.

I numeri servono per capire se il piano di gestione è efficace. «Dovremo aumentare i prelievi del cervo», annuncia De Bon. «La percentuale di abbattimenti di questa stagione venatoria è buona, ma dai primi dati che abbiamo sembra dovremo aumentare i prelievi di donne e cuccioli. I maschi vanno tutelati perché quelli adulti sono pochi».

L’obiettivo, continua De Bon, è «avere una popolazione ben strutturata» e numeri che consentano agli animali di vivere nell’ambiente in cui si trovano. Per questo la gestione varia da specie a specie: «Sul capriolo cerchiamo di mantenere la popolazione, mentre sui camosci va migliorato il loro numero perché la rogna li ha decimati. Sarebbe da ridurre, invece, la popolazione dei mufloni».

«La maggior parte degli ungulati si trova nel nostro territorio ed è importante gestirli per avere una popolazione ben strutturata», aggiunge De Bon. Va anche tenuto in considerazione che gli ungulati, specie i cervi, provocano danni all’agricoltura e anche per questo il loro numero va tenuto sotto controllo.

«A breve», conclude, «faremo un incontro con gli agricoltori, i Comuni e le riserve alpine di caccia, per ribadire il ruolo del cacciatore come regolatore della fauna selvatica. È fondamentale mantenere un equilibrio della fauna selvatica nell’ambiente». —


 

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