Troppa incertezza per sposarsi ora I rinvii delle nozze pesano sul settore
BELLUNO
Questo matrimonio non s’ha da fare. Almeno nel 2020. Salvo qualche flebile speranza per gli eventi già in programma in autunno o inverno, ci saranno nei prossimi mesi pochi “sì” e tanti “aspettiamo”.
I numeri? Difficile quantificarli. D’altronde i professionisti del settore sono numerosi ed operano anche fuori provincia. Ma si parla di centinaia di celebrazioni saltate o prossime allo spostamento, con profonda amarezza da parte dei futuri sposi e notevoli preoccupazioni di chi svolge la propria attività in tale ambito.
L’elenco di professionisti coinvolti è infatti lunghissimo. Dai produttori di vestiti ai fotografi, dalla ristorazione alle bomboniere, dai fioristi a chi noleggia auto e così via. Qualcuno opera tra l’altro in via quasi esclusiva nelle celebrazioni matrimoniali. Ed ora guarda con grossi dubbi ad un futuro nebuloso.
LA ALLA FOTOGRAFA
«Stiamo vivendo un vero e proprio disastro». Lo dice Roberta De Min che di matrimoni se ne intende. Ne fotografa quasi ogni settimana, sia nel Bellunese e sia nel Trevigiano, seguendo ed immortalando l’intera giornata di festa. Dalla preparazione e partenza da casa al mattino sino ai balli, realizzando complessivamente un vero e proprio reportage pronto ad essere guardato e ricordato con soddisfazione anche dopo anni e anni. Come lei, altri colleghi si occupano in via quasi esclusiva di matrimoni. In virtù di ciò la sua è una testimonianza fedele del sentimento della categoria.
«Ora iniziano i rinvii riguardanti i mesi di agosto e settembre. D’altronde le celebrazioni in chiesa non sono al momento neppure consentite, mentre il rito civile può vedere al massimo, oltre agli sposi e al celebrante, i due testimoni».
L’evoluzione e la durata della seconda fase conteranno parecchio nella gestione e organizzazioni dei matrimoni; magari qualcosina a fine anno ci potrà essere. «Ma di fatto lo consideriamo già un anno senza lavoro. Gli sposi certo non vogliono rischiare di trascorrere il giorno più bello della loro vita indossando mascherine, magari senza possibilità di festeggiare come si deve e stando a distanza di sicurezza a tavola. La quasi totalità di loro rimanda le nozze al 2021».
E di cosa può vivere un professionista del settore, nel frattempo? «Noi ci stiamo dirottando su buoni dedicati ai servizi fotografici, stampa di album e così via».
Secondo De Min, non è vero tra l’altro che i matrimoni diminuiscano di anno in anno. «Chiaro, in confronto ad una quarantina di anni fa i numeri sono diversi. Ma le persone si sposano ancora, magari più in rito civile. Tra l’altro, anche tante coppie giovani».
NO AL SABATO
Un vecchio slogan calcistico, lanciato dai tifosi del pallone per contestare le partite non domenicali, può tranquillamente essere utilizzato in futuro nell’ambito matrimoni.
Lo dicono sia la stessa Roberta De Min sia Roberto Colle di Villa Clizia, il servizio di ristorazione itinerante che cucina nella location scelta per il ricevimento.
«Al Nord Italia ci si sposa quasi esclusivamente al sabato», dice Colle. «Questo, tra un anno, può risultare un grosso problema. Innanzitutto lo slittamento delle celebrazioni va via via occupando le varie date disponibili. Inoltre andranno giocoforza a crearsi delle sovrapposizioni. Per i professionisti si tratta di un grosso problema, in quanto rischia di perdersi l’esclusività del servizio e si potrebbe dover dire dei “no”. Parlando con le coppie di sposi, cerchiamo di farli prendere in considerazione altre collocazioni settimanali. Il venerdì o la domenica, ad esempio».
Colle snocciola numeri allarmanti. «Nel 2020 avevo in calendario una sessantina di matrimoni ed una trentina di eventi aziendali. Ora, fino a settembre, l’agenda è vuota. Espongo la mia preoccupazione tra l’altro anche da gestore della pasticceria Krem di Sedico, la quale – stando alle dimensioni – potrebbe ospitare quattro persone al massimo… Detto ciò, noto una certa disinformazione da parte di chi è deputato a prendere le decisioni. I dubbi nostri e degli sposi sono numerosi guardando ai prossimi mesi e riguardano le location, quante persone potrebbero essere coinvolte e così via».
Serviranno aiuti economici, «ma non gli indebitamenti tramite prestiti di cui tanto si parla. Credo serva il coraggio di stanziare soldi a fondo perduto. Altrimenti è dura. Io stesso ho dieci dipendenti con Villa Clizia e nove alla pasticceria. Però in prospettiva il lavoro diminuirà per diverso tempo». —
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