Troppe lepri nel Bellunese. Torna la caccia con i segugi per contenerne la proliferazione

L’attività venatoria si concluderà alla fine di novembre.

Si stimano 4.100 esemplari, 1.280 quelli da abbattere

Paola Dall’anese

BELLUNO. Parte la caccia alla lepre con i segugi. Obiettivo: contenere il loro numero. Il via libera è arrivato da Palazzo Piloni nei giorni scorsi. L’attività venatoria dovrà concludersi entro il 30 novembre.

In provincia di Belluno è stimata una presenza di 4.100 lepri della specie europea, quella grigia per intendersi; il piano di abbattimento riguarda 1.280 capi, ben al di sotto del 50% previsto solitamente. «Da dieci anni», precisa Franco De Bon, consigliere provinciale con delega a caccia e pesca, «abbiamo optato per questo genere di caccia, che ci permette di garantire la presenza sul territorio dei capi riproduttori che sosterranno la nuova popolazione di questi mammiferi».

«Questo con un notevole risparmio di tempo e di costi: fino a qualche anno fa, infatti, a dicembre, dopo la stagione di caccia, dovevamo attuare i piani di ripopolamento comprando animali da allevamento o provenienti dall’estero. Purtroppo, l’introduzione di queste specie straniere ha creato qualche problema di infezioni e malattie».

Ma come funziona questo genere di caccia? «La lepre», spiega De Bon, «è un animale prettamente notturno, che si riproduce da marzo a settembre con quatto covate all’anno, ciascuna delle quali porta alla luce 3-4 piccoli. La nostra caccia di selezione avviene in autunno, con il cacciatore che all’alba sguinzaglia i propri segugi sui prati. I cani sentono l’odore della lepre e iniziano a cercarla».

Una volta stanata, inizia la corsa: «Un cacciatore segue i cani, gli altri si posizionano lungo le strade che l’animale braccato percorrerà, pronti a sparare appena passa».

In provincia si tratta di un’attività quasi d’elite, «perché i cacciatori con segugio sono ormai pochi. La maggior parte di loro, infatti, si dedica alla caccia di selezione degli ungulati, dove i cani non servono più».

La Provincia vuole attivare anche uno studio su un’altra specie di lepre, quella cosiddetta variabile o Lepus timidus, che cambia il colore del pelo in inverno, diventando tutta bianca, ad eccezione delle punte delle orecchie.

«Di questo animale si sa poco», dice De Bon «noi abbiamo consultato degli esperti e c’è anche una tesi di laurea che sarà pubblicata nella rivista annuale Frammenti. Sono stati raccolti gli escrementi di queste lepri per capire dove vivono e come si muovono e le abbiamo censite. Ora, in collaborazione con un ateneo, vorremmo studiare meglio, con l’ausilio dei droni, la loro distribuzione e il loro numero. Si tratta di uno studio importante che porterà degli elementi utili per la conoscenza della nostra fauna selvatica», conclude il consigliere provinciale.

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