Troppi incivili: smantellati due bivacchi
CORTINA. Smantellati i bivacchi in Lagazuoi e sulla Croda Rossa. La sezione ampezzana del Cai, nelle scorse settimane ha preso e attuato questa drastica decisione. E così, per colpa della maleducazione di alcuni, i bivacchi non ci sono più.
«Le due capanne in lamiera erano vuote da tempo», premette Luigi Alverà, vice presidente del Cai Cortina, «perché già anni fa si decise di levare le suppellettili interne che erano state fortemente danneggiate da chi utilizzava i bivacchi in maniera assolutamente impropria. Rimasero le capanne vuote, in attesa magari di un possibile riutilizzo per quello che era il loro scopo. Ma purtroppo ci siamo accorti che continuavano ad essere usate a mo’ di discariche o di seconde case. I volontari, quando riuscivano, salivano a ripulirle, ma le due strutture erano diventate indecorose. Così abbiamo deciso di smantellare tutto».
In Lagazuoi il bivacco una volta aveva nove cuccette, e sorgeva in una posizione panoramica a Forcella Grande (m. 2652), tra la Cima Fanis Sud e la Cima Lagazuoi Nord, in una zona poverissima d'acqua. Fu collocato nel 1957 dalla sezione del Cai di Roma-sottosezione Sucai, e fu dedicato al "Sucaino" romano Gianni Della Chiesa, tenente degli alpini, ucciso da un fulmine sulla Cima Grande di Lavaredo durante un'esercitazione nel 1952.
Avrebbe dovuto servire soprattutto come base d'appoggio per i salitori della via Ferrata "Cesco Tomaselli" a Cima Fanis Sud, realizzata nel 1969 e il cui attacco era posto a pochi minuti di distanza. Dopo qualche anno, però, l'eccessivo impatto antropico e la prossimità al passo Falzarego e alla funivia Lagazuoi, aperta nel 1964 (nonché il fatto che anche questo bivacco divenne presto una "seconda casa" per pseudo alpinisti che lo utilizzavano per soggiorni prolungati con gli immaginabili effetti sull'ambiente e sulla struttura), ne misero in dubbio le ragioni per la conservazione.
Nei primi anni ’90, la sezione del Cai Cortina decise di svuotarlo completamente dagli arredi e dalle suppellettili contenute, ma di lasciarlo sempre aperto come ricovero d'emergenza; ora però, considerato l'uso improprio che ne veniva fatto, è stato smantellato del tutto. Lo stesso è successo per il bivacco (anche questo con nove cuccette) che sorgeva in posizione panoramica a 2.253 metri sulla soglia della solitaria val Montejèla, nel gruppo della Croda Rossa d'Ampezzo. Fu collocato nel 1964 dalla Fondazione Antonio Berti, con l'aiuto logistico e finanziario di Marino Dall'Oglio, accademico del Cai ed ottimo conoscitore della Croda Rossa d'Ampezzo, che dedicò la struttura alla defunta consorte Pia Helbig e la donò alla sezione Cai di Cortina. Nell'occasione fu aperto anche il sentiero che collega il bivacco al rifugio Biella, oggi ufficialmente chiuso poiché attraversa una zona molto pregiata dal punto di vista ambientale. L'intenzione dei collocatori era di farne una base d'appoggio, sia estiva e sia invernale, per la salita della Croda Rossa da ovest (via Grohmann), il cui attacco dista circa due ore dal bivacco. Poiché però l'impegnativa salita alla Croda Rossa non ha mai avuto grande popolarità, e a causa della relativa vicinanza al fondovalle, dopo qualche anno il bivacco divenne una sorta di discarica per tutti coloro che non avevano rispetto né per la natura e né per le cose.
Ora per chi vuole pernottare in quota restano soli i rifugi, dove ci si augura che il decoro da parte delgi utenti non venga mai meno.
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