Trovati 55 mila euro sotto una scrivania
Erano attaccati con lo scotch. Pagamenti mensili per i prestanome. La difesa: si sgonfierà tutto
PORDENONE. Per la Procura la rete del caporalato ruotava attorno a Steno Venier, cinquantenne spilimberghese. La Guardia di Finanza ritiene che sia stato lui, interdetto dall’esercizio di un’impresa commerciale o dagli uffici direttivi per dieci anni, in base alla sentenza della Corte d’appello di Trieste del 2008, irrevocabile dal 2010, a gestire dalla città del mosaico le 13 società con sede a Olbia.
In una busta attaccata sotto la scrivania della sua abitazione con lo scotch la Finanza di Pordenone trova durante una delle prime perquisizioni 55 mila euro in contanti, in banconote da 500 e 200 euro. Quei soldi gli verranno restituiti su disposizione della Procura di Pordenone perché non risultava la prova che si trattasse di un provento illecito.
«Così come siamo riusciti – sottolinea l’avvocato Luca Donadon, che difende sia Venier che Nadir Ius, 64 anni, ritenuto dagli inquirenti il braccio destro di Venier – a ottenere la restituzione dei 55 mila euro, ora riusciremo in giudizio a ridimensionare notevolmente il quadro accusatorio delineato dagli inquirenti nei confronti di Venier. Riteniamo di poter escludere il vincolo associativo. Si tratta di una vicenda complessa, che non è come appare. Il mio assistito non ha costituito un’associazione per evadere le tasse né per procacciare la manodopera. Si sgonfierà tutto». Le Fiamme gialle risalgono a Venier, dopo aver ricevuto le segnalazioni dell’antiriciclaggio, analizzando i tabulati telefonici di due cellulari riconducibili a lui, denunce di smarrimento di 7 assegni collegati a una delle società di Olbia, alle testimonianze degli altri indagati e di alcuni lavoratori e imprenditori. Fra questi c’è anche un saldatore che ha sporto querela per ingiurie. L’operaio era stato contattato da un cellulare intestato a Venier per un’offerta di lavoro, che aveva però poi rifiutato.
Il sequestro preventivo per equivalente fino alla concorrenza di 3 milioni e 978 mila euro è stato disposto dal gip Piera Binotto e confermato dal tribunale del riesame proprio sui conti correnti e beni mobili e immobili riconducibili a Venier. Due immobili di pregio a Spilimbergo e due auto di lusso, una Porsche 911 versione 993 biturbo e una Bmw 650i, che in realtà risultano intestati ai genitori dell’indagato. Per i veicoli è stato pagato un controvalore di poco più di 50 mila euro in tutto: le auto sono state restituite e saranno eventualmente confiscate le somme depositate.
(i.p.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Video