Trovato il relitto del piroscafo “fantasma” la Regia nave San Giorgio affondò nel Po

la scoperta
A un certo punto qualcuno ha ipotizzato che la nave fosse stata ripescata e rivenduta agli slavi. Ma Luciano Chiereghin, storico locale di Scardovari (Rovigo), non ha mai creduto a questa versione: «Ero piccolo, ma me lo ricordo bene quel cannone che spuntava fuori dal Po». Ci sono voluti 74 anni, ma alla fine il rodigino ha potuto confermare questo suo ricordo: nei giorni scorsi, Chiereghin e alcuni fidati collaboratori hanno localizzato il relitto della regia nave San Giorgio, requisita dalla marina tedesca nel 1943, incagliata e affondata nell’alvio del Po a Punta della Maestra, alle foci del grande fiume.
Era la notte del 12 febbraio 1944 e nel corso di un normale servizio di pattugliamento l’imbarcazione – piroscafo da 54 metri per 8 - venne sorpreso da una violenta mareggiata di bora: il comandante della nave azzardò una pericolosa manovra di atterraggio alla foce del Po di Pila, con l'intento di entrare nel fiume e mettersi al riparo della burrasca per poi risalire la foce e raggiungere il vecchio faro di Pila. La manovra non andò a buon fine e la nave rimase incagliata sul un basso fondale, intorno ai tre metri di profondità, sbandando sul lato sinistro, rimanendovi insabbiata e semisommersa. Fortunatamente l’equipaggio riuscì a mettersi in salvo, rifugiandosi nella spiaggia che oggi si chiama Scano Boa (nell’omonimo film di Renato Dallara si vede emergere dalle acque il cannone, fatto brillare nel 1967 perché ostacolo alla navigazione).
SETTANT’ANNI DI OBLIO
Dopo la sciagura del febbraio 1944 il piroscafo rimase in balìa di “saccheggi” e non solo. Ricorda Chiereghin: «I militari tedeschi sbarcarono l’armamento di coperta e il carbone della stiva. Al famoso e allora misterioso Pippo non era poi sfuggito l’immobile bersaglio e, sistematicamente, ogni sera, si sfogava mitragliando l’inerte relitto per poi scomparire in mare. In breve tempo il San Giorgio fu ridotto come un colabrodo». Anche i pescatori prelevarono dalla nave semisommersa tutto ciò che era asportabile.
Il relitto, quasi totalmente immerso, costituiva un pericolo per la navigazione e venne successivamente segnalato da parte della Capitaneria di Porto di Chioggia con una boa sormontata da un traliccio di 4 metri dotato di catarifrangente.
IL RITROVAMENTO
Il profondo mutamento dei fondali del Delta ha causato il prolugamento della spiaggia di Scano Boa in direzione nord-est di oltre 200 metri, ricoprendo così anche il punto dove era situato il relitto. Chiereghin è riuscito a localizzare il San Giorgio grazie alla georeferenziazione, partendo da una aerofotogrammetria del Gruppo Aeronautico Italiano del 1949, ma anche dagli avvisi dell’epoca e i dati della Marina militare italiana, oltre ad alcune immagini all’infrarosso dell’archivio satellitare di Google Heart.
Individuato il possibile punto, con un’équipe di esperti lo storico ha raggiunto l’area con magnetometro e georadar: anomalie magnetiche e rilevazioni fuori dall’ordinario sono state rilevate in prossimità del punto ipotizzato per una lunghezza di circa 55 metri e 10 metri in due direttrici, a una profondità che va dai 5 ai 3 metri. Da qui la certezza: «Il relitto del San Giorgio è sepolto proprio quelle sabbie del delta del Po».
Nicola Cesaro
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