Truffa all'Unione Europea: sequestrati beni per 1,3 milioni di euro

Nei guai finiscono tre imprenditori agricoli, che avevano ricevuto finanziamenti senza svolgere alcun tipo di attività agricola sui terreni oggetto dei contributi comunitari, dichiarando falsamente di aver preso in affitto i terreni dai terzi proprietari. 
guardia di finanza
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Sequestrati 20 tra abitazioni e terreni, 12 conti correnti e 11 automezzi per un totale di 1,3 milioni di euro. E’ il risultato di un’operazione della Guardia di Finanza, che ha scoperto una truffas nei confronti dell’Unione Europea sui pascoli dell’Agordino.

Il decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Belluno ha riguardato tre imprenditori agricoli operanti nell’Agordino, che sono stati indagati dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Agordo, in collaborazione con la Compagnia di Belluno, per l’ipotesi di truffa aggravata e falso ideologico nei confronti dell’Unione Europea, in merito a finanziamenti ricevuti per la conduzione e lo sfalcio di prati montani, in realtà mai avvenuti.

Le indagini, iniziate nel 2013, sono scaturite dall’analisi delle banche dati in uso al Corpo, dalle quali risultava che cinque aziende agricole (quattro società semplici e un’impresa individuale), riferibili ai tre indagati, erano riuscite negli anni ad acquisire consistenti finanziamenti pubblici dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale per la conduzione e lo sfalcio di grossi appezzamenti di terreni montani, pur avendo complessivamente solo uno o due dipendenti e, stranamente, tutte cinque la sede al medesimo indirizzo.

Dalle indagini è emerso che i terreni lavorati risultavano formalmente presi in affitto da agricoltori dell’Agordino e in particolare dei comuni di Alleghe, Canale d’Agordo, Falcade, Vallada Agordina, Selva di Cadore, Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana e Rocca Pietore. In realtà, quando i Finanzieri hanno effettuato i sopralluoghi sui terreni ed ascoltato i loro effettivi proprietari, si è scoperto che, nella maggior parte dei casi, spesso questi non conoscevano, né avevano mai visto i titolari delle cinque aziende in questione, anche perché erano gli stessi proprietari che in genere si occupavano della gestione e dello sfalcio dei propri prati, peraltro senza percepire alcun contributo pubblico. Inoltre, in certi casi, i prati che erano stati dichiarati per lo sfalcio erano in realtà dei boschi di conifere, raggiungibili soltanto grazie ad impervi sentieri. In qualche caso, addirittura, i proprietari dei terreni dati formalmente in affitto erano deceduti anni prima della data di apparente stipulazione del contratto.

In sintesi, nella maggioranza dei casi, le cinque società avevano percepito i contributi senza svolgere alcun tipo di attività agricola sui terreni oggetto dei contributi comunitari, dichiarando falsamente di aver preso in affitto i terreni dai terzi proprietari. 

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