Truffe ad anziani, patteggiano i finti postini
PIEVE DI CADORE. Patteggiano i due finti postini. I giostrai trevigiani di Roncade, che nei mesi scorsi avevano seminato il panico e raccolto illegalmente dei soldi tra gli anziani di diverse province della regione ed erano stati catturati dai carabinieri di Pieve di Cadore, hanno chiesto e ottenuto dal Tribunale di Belluno il patteggiamento della pena. Il padre R.E., 52 anni, ha concordato una condanna a tre anni e due mesi e il figlio R.S., 21 anni, se l’è cavata con due anni e la sospensione condizionale.
Erano stati la segnalazione di un’anziana cadorina e un documento di una più o meno coetanea di Ceggia (Venezia) a incastrare i due e mettere sulla strada giusta i militari, che hanno finito per arrestarli. Il papà è finito dritto in carcere, mentre il figliolo ha avuto la misura cautelare dell’obbligo di dimora. Sul loro conto è stata accertata almeno una decina di episodi, che avevano fruttato più di 12 mila euro, ma ai tempi delle indagini non si poteva escludere che il numero degli inganni fosse più alto.
Secondo la ricostruzione, ad aprile i due si sono presentati a casa di un’ottantenne di Perarolo, dicendo di essere dei dipendenti delle Poste. La nonna forse aveva fiutato l’imbroglio, di sicuro si è preoccupata di chiamare il figlio, cosa che ha messo in fuga i due trevigiani.
Parte una telefonata ai carabinieri che intercettano i due a bordo di una Fiat 500. Quando si accorgono dell’arrivo dei militari, i giostrai buttano dal finestrino una busta che contiene un falso tesserino della Poste ed un libretto postale tipo bancomat, con intestazione e codici identificativi cancellati. Gli elementi raccolti erano senz’altro importanti, ma i militari, non avendo sufficienti prove per mettere i due con le spalle al muro, dovettero rilasciarli, dopo le foto segnaletiche e le impronte.
Ma quel libretto postale è stato la chiave per smascherare le truffe. Apparteneva a un’88enne veneziana di Ceggia, assolutamente inconsapevole di essere stata derubata.
Il falso dipendente delle Poste, che si era introdotto in casa sua la settimana prima, dopo averla convinta a farsi mostrare alcuni documenti, aveva sostituito la tessera con un’altra sottratta in una precedente occasione. Dal conto della veneziana mancavano già 2.250 euro.
Gli inquirenti hanno potuto ricostruire i movimenti porta a porta di padre e figlio e l’accusa ha retto, tanto è vero che i due imputati sono stati costretti a patteggiare.
Gigi Sosso
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