Tumore, la cura è interaziendale

Da qualche tempo sono stati attivati dei gruppi multidisciplinari tra l’Usl 1 e 2

BELLUNO. Ora le patologie tumorali si curano grazie a gruppi interaziendali. Da maggio, infatti, anche in vista della nascita dell’Usl unica dolomitica, l’azienda di Belluno ha deciso di istituire un gruppo di lavoro per le patologie ginecologiche tumorali che coinvolge tutti gli specialisti interessati: dall’oncologo al chirurgo, dall’anatomopatologo al radioterapista fino al radiologo, sia dell’azienda di Belluno che di Feltre.

E se questa prima esperienza pare mostrare i suoi effetti positivi, un’altra è stata avviata in queste settimane, e riguarda la patologia mammaria. «Sono stati coinvolti gli specialisti di Belluno, Pieve di Cadore e Feltre», precisa il direttore sanitario dell’Usl 1, Giovanni Pittoni. «Questo modello ci consente di avere in montagna la stessa casistica che ha un singolo ospedale in pianura. Patologia per patologia si potrà, quindi, offrire ai nostri malati competenze di alto livello e uguali agli altri ospedali».

Prima di giungere al modello interaziendale, si è partiti però dai gruppi oncologici multidisciplinari, i cosiddetti gom. «Questi ci permettono un approccio multidisciplinare alla patologia coinvolgendo i vari medici interessati», spiega il primario dell’unità operativa di Oncologia, Fable Zustovich. «Ogni settimana ci incontriamo per discutere dei casi e decidere insieme come trattarli, avendo una visione complessiva della patologia».

Patologie che sempre più necessitano di cure mirate che vanno direttamente al cuore delle cellule cancerogene. «Diverse sono le possibilità di cura che si presentano oggi ai pazienti malati di tumore: c’è la radioterapia e la terapia chemioterapica a bersaglio che offre maggiori possibilità di cura e ha vantaggi maggiori. Viene utilizzata per via orale, ma anche per via endovenosa». In quest’ultimo caso al paziente viene dato un braccialetto con un codice a barre che viene riportato anche sui flaconi chemioterapici che arrivano dalla centrale di preparazione di Castelfranco. «E così si evitano errori e si danno le dosi giuste prefissate. Anche su Pieve di Cadore sarà possibile fare tutti i trattamenti nell’ambulatorio aperto una volta a settimana, quando sarà installato il software particolare che permette il riconoscimento dei codici a barre», dice il primario.

E poi Zustovich conclude: «L’ultima frontiera sono i farmaci immunologici che cambiano la risposta immunitaria dell’organismo in presenza delle cellule cancerogene. Questi permettono di aumentare i tassi di guarigione e di sopravvivenza. Ad esempio, con queste cure un melanoma in fase di metastasi, se una volta il tempo di sopravvivenza era di 8-9 mesi, con questa tecnica si può sopravvivere per 30-36 mesi». (p.d.a.)

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