Tumori femminili nell’Usl oltre 220 casi all’anno

Il direttore dell’Oncologia del San Martino, Zustovich punta sulla prevenzione ma anche sulla ricerca che permette terapie sempre più mirate ed efficaci
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Trentadue nuovi casi all’anno di tumori al corpo e al collo dell’utero, 17 all’ovaio, 6 alla vulva contro i 173 al seno. Sono questi alcuni dei numeri relativi all’incidenza del cancro ginecologico nelle donne, dati che ieri sera sono stati diffusi dal direttore dell’unità operativa di Oncologia dell’ospedale San Martino di Belluno, Fable Zustovich, nel corso dell’incontro organizzato in occasione della Settimana della salute della donna.

Di fronte a queste patologie che, se prese nella fase iniziale, portano a una sopravvivenza a cinque anni nel 90-95% dei casi, il primario ha sottolineato l’importanza della prevenzione e delle nuove terapie in uso nell’azienda sanitaria.

«È fondamentale, con queste patologie, la prevenzione. E nella prevenzione ci metto l’adesione agli screening del Pap test, ma anche alla campagna vaccinale contro il Papilloma virus per le ragazze di 12 anni. Come medico, non posso che essere favorevole alla vaccinazione», precisa il direttore dell’Oncologia, entrando nella polemica di questi giorni scatenata dalla trasmissione di Report in cui si è messa in forse la validità del vaccino. «Gli effetti negativi del siero contro l’Hpv devono ancora essere dimostrati. Resta invece la possibilità di prevenire l’infezione che porta al tumore alla cervice uterina».

Per la cura dei tumori femminili, Zustovich annuncia notevoli passi in avanti. «Vogliamo proseguire e ampliare lo sviluppo della ricerca. Quella stessa ricerca che ci ha portato all’introduzione di un nuovo test genomico chiamato “Oncotype Dx” che permette di valutare il rischio di ricadute della paziente e di gestire in maniera precisa e mirata il trattamento chemioterapico. Il test viene eseguito sul tumore asportato. Importante sarà anche su questo fronte l’arrivo della nuova Tac Pet donata dal benefattore. Inoltre sarà importante», conclude Zustovich, «implementare ancora di più l’attività dei gruppi multidisciplinari composti da medici di varie specialità che ci permettono di curare il paziente a 360 gradi. Anzi, vorremo creare questi gruppi anche per la terapia dei tumori della mammella e della prostata. Abbiamo richiesto all’Usl, poi, di ampliare gli spazi per le infusioni chemioterapiche portando da due a una le sale d’attesa».

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