Turismo “delle radici” richieste dagli Stati Uniti
BELLUNO. Che vengano dal Brasile o dagli Stati Uniti, c’è una cosa che li accomuna: la grande commozione che provano quando arrivano di fronte a quella che era stata la casa dei loro nonni, o il cimitero dove riposano i loro antenati. Cresce l’attenzione dei discendenti di emigranti bellunesi nei confronti dei luoghi delle loro origini, tanto da organizzare viaggi ad hoc alla ricerca delle radici. Un percorso in un continente sconosciuto - come era stato per i loro antenati, ma al contrario - che si sta trasformando in una vera e propria forma di turismo.
«Recentemente ho accompagnato in città una coppia di statunitensi» spiega Paola Bortot, guida turistica, «e invece di portarli in piazza dei Martiri o a Cortina mi hanno chiesto di accompagnarli a Caleipo. Erano venuti a cercare le loro origini, avevano in mano una vecchia foto della casa da cui erano partiti i nonni». Non si tratta di un caso isolato. «Nelle prossime settimane arriverà una signora americana» racconta Paola Bortot, «e la accompagnerò a Quantin. La sua famiglia ha donato l’orologio del campanile e mi ha chiesto di visitare la chiesa e il cimitero per portare un saluto ai suoi cari».
Si tratta, racconta la guida turistica, di persone di mezza età accomunate dal desiderio di compiere a ritroso il viaggio dei loro antenati. «Mi raccontano che visitare Belluno è il desiderio di una vita» spiega Paola, «mi contattano tramite agenzia o internet e chiedono espressamente di essere aiutati in questo percorso».
«È il viaggio che avrebbero voluto fare i loro genitori» commenta Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo. Proprio all’Abm arrivano molte richieste di questo tipo. La corrispondenza con il Sud America, dove l’emigrazione bellunese è stata massiccia, è fitta. «Parliamo con famiglie partite una cinquantina di anni fa» spiega Marco Crepaz, direttore Abm, «che fanno fatica a trovare informazioni specifiche. Se poi si tratta dell’emigrazione di fine ’800 diventa ancora più difficile ricostruire gli alberi genealogici perché i documenti sono conservati nelle parrocchie. E allora si rivolgono a noi».
In alcuni casi i discendenti degli emigranti hanno bisogno di richiedere la cittadinanza italiana, spesso si tratta però di semplice desiderio di ripercorrere la loro storia. «In Sud America c’è sempre stato un forte sentimento nei confronti dell’Italia, per quanto riguarda gli Stati Uniti notiamo invece un richiamo alle radici particolarmente sentito nella terza generazione, quella dei nipoti che oggi hanno una quarantina d’anni» continua Crepaz, «ora siamo partiti con una web radio e riceviamo molti messaggio proprio dagli Stati Uniti. A tutti cerchiamo di dare supporto e consulenza».
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