«Turismo, il nuovo marchio è una sfida»

Dalla Torre, esperto di marketing, sprona gli operatori bellunesi a sfruttare le opportunità, collegandosi con Venezia

BELLUNO. “The land of Venice”? Dibattito aperto sul nuovo marchio turistico regionale, in sostituzione del più generico “Tra la terra ed il cielo”. Proposto alla Bit, il logo sta per essere tradotto da slogan a “timbro” e subito è scoppiata la polemica nel resto del Veneto: noi non siamo Venezia. E invece sì, a sentire un esperto come Riccardo Dalla Torre, economista del territorio e, in particolare, del turismo, insomma esperto di marketing.

Quella del presidente Luca Zaia e dell’assessore Federico Caner è stata una scelta improvvisa, estemporanea?

«No, se ne parlava da tempo. Parte dalla consapevolezza che sicuramente Venezia non ha bisogno del Veneto, mentre il Veneto ha bisogno di Venezia per l’attrattività.

Quindi anche le Dolomiti hanno bisogno del traino di Venezia?

«Sono ancora sconosciute ai più. È chiaro che l’obiettivo del marchio è quello di aumentare l’attrattività del Veneto e delle Dolomiti, anche se è già elevata, essendo il Veneto la prima regione d’Italia a livello di presenze turistiche. Il marchio si rivolge alla clientela straniera».

Ma basta un marchio nuovo per aumentare i 60 milioni di presenze turistiche in Veneto?

«No, evidentemente. Al di là del marchio il vero tema è se il Veneto riuscirà a proporre un’offerta che sia in grado di sfruttare il nome di Venezia; se questo cambio di marchio porterà ancora più turisti e questi turisti si concentrano solo a Venezia, il risultato non sarà così positivo».

Le Dolomiti, o il lago di Garda o le città d’arte, sfruttano il marchio di Venezia, i suoi 20 milioni di presenze?

«No. Se prendiamo ad esempio Padova e confrontiamo i dati sia delle presenze turistiche che degli ingressi tra Palazzo Ducale e la Cappella degli Scrovegni, capiamo che la percentuale di quelli che vanno a Venezia e poi si recano a Padova è molto bassa».

Colpa, dunque, dei territori che non approfittano di questo marchio?

«Ecco il problema. I territori saranno in grado di proporre un’offerta che risulti attrattiva per i turisti che vanno a Venezia? Se riusciranno a proporre un pacchetto turistico, appoggiarlo su un tour operator, costruendo un’offerta che permetta di drenare parte dei turisti che vengono a Venezia, anche le Dolomiti potranno sfruttare questo marchio. Ora invece accade che in un giorno estivo di pioggia gran parte dei turisti che sono nelle nostre spiagge, va all’outlet di Noventa. Questo ci fa capire che il territorio non ha ancora costruito un’offerta attrattiva, per esempio le visite alle cantine o i luoghi culturali minori, la montagna, i laghi. Dopo il marchio, insomma, dobbiamo capire come il Veneto possa costruire un’offerta che sposti parte delle persone da Venezia al resto del territorio e, dall’altro, se il resto del territorio riesca a costruire un’offerta importante. Una delle sfide per le Dolomiti potrebbe essere sicuramente il tema dello sport, dell’intrattenimento, sia d’estate che d’inverno»

Non solo il paesaggio.

«Non solo, le Dolomiti devono proporsi come la terra di Venezia per le escursioni sportive, l’ arrampicata, tutto quello che ha a che fare con la neve. Ecco perché i Mondiali di sci 2021 sono un’opportunità per tutta la montagna veneta».

Chi deve darsi da fare?

«La legge regionale ha favorito le Dmo, partecipate dai consorzi turistici. Ecco chi deve mobilitarsi; da subito. E poi i distretti turistici riconosciuti dal Ministero, come quello del Veneto orientale e quello della provincia di Belluno».

C’è chi si limita ad aspettare il treno delle Dolomiti.

«Il treno delle Dolomiti può essere una carta in più da giocare. Bisogna però pensare a come legare questo collegamento con forme di intermodalità».

Le Dolomiti dove possono catturare visitatori? Sul mare?

«Le nostre spiagge attraggono turisti che non hanno interessi al di là del sole, la sfida, invece, è attrarre turisti diversi che si interessino anche a tutto il resto del territorio, come il turismo culturale. Il problema è come gli viene offerta questa possibilità. Se deve arrangiarsi da solo a recuperare informazioni chiaramente fa fatica. Se noi riusciamo a costruire un percorso culturale e gastrononomico che colleghi alle Dolomiti allora sì che il turista culturale avrà questo interesse».

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