Turismo invernale: incubo gennaio «Ottocento addetti a rischio cassa»
«Ci auguriamo la proroga degli ammortizzatori sociali»
BELLUNO. Cassa integrazione per 500, forse anche 800 addetti al turismo provinciale? È lo spettro che di ora in ora prende forma in quegli operatori che continuano a ricevere disdette per il post-Capodanno o, più ancora, non ricevono prenotazioni. Non solo dall’estero, nemmeno dall’Italia.
«Con questo aumento di contagi e la paura che cresce, il timore è che salti tutto non dal 9 gennaio, cioè dopo l’Epifania, ma addirittura dal 2».
La preoccupazione è di Walter De Cassan, titolare de La Baita di Andraz e presidente provinciale di Federalberghi. «Con l’introduzione del super green pass – puntualizza – c’è il rischio di perdere la clientela straniera, quella dei paesi dove le vaccinazioni raggiungono a mala pena il 30-40%».
Ma Andy Varallo, presidente di Superski Dolomiti, è più fiducioso. «Intanto i nostri impianti, in questi giorni, lavorano a pieno ritmo. E l’introduzione del super pass non solo li renderà più sicuri di quanto già lo siano, ma ci faciliterà anche il compito gestionale, nel senso che non dobbiamo più rincorrere le varie tipologie di sciatori».
I non vaccinati, ad esempio, possono utilizzare, fino al 10 gennaio, seggiovie aperte e skilift. Tante skiarea hanno dovuto installare punti-tampone. I sistemi informatici stanno saltellando da una categoria all’altra. «Col nuovo decreto – precisa Varallo – perderemo probabilmente qualche no vax, a meno che non lo convinciamo a vaccinarsi, ma acquisteremo lo sciatore che giustamente pretende il massimo di sicurezza».
Problemi di cassa integrazione per il personale delle società impiantistiche, degli alberghi e dei ristoranti? «Per quanto ci riguarda, mi auguro di no – risponde Varallo – perché anche dopo il 10 la pista dovrebbe mantenere la sua capacità attrattiva».
E gli alberghi? «La cig? Purtroppo sì. Ed è per questo – spiega De Cassan – che ci auguriamo una proroga dell’ammortizzatore sociale che si conclude l’ultimo giorno dell’anno. Anzi, come Federalberghi abbiamo sollecitato un tavolo di crisi che affronti le emergenze del settore».
Per Federalberghi Veneto e Belluno, è necessario – come spiegano i rispettivi presidenti, Massimiliano Schiavon e De Cassan – che il governo abolisca la seconda rata Imu 2021 ed entrambe quelle del 2022; proroghi la cassa Covid almeno fino al 31 marzo 2022, neutralizzando le anzianità lavorative e introducendo una riforma degli ammortizzatori sociali, finalmente stabile, che dia chiaramente la misura delle modalità di utilizzo dello strumento di sostegno al reddito anche nei casi di riduzione o cessazione temporanea dell’attività per esplicita mancanza di lavoro.
È pure indispensabile che il Governo introduca un calmiere, con un limite massimo, per quanto riguarda le bollette energetiche, favorendo anche i progetti di sistema per la transizione al green ed al sostenibile; prolunghi le moratorie sui finanziamenti al 31 dicembre 2022, in attesa che le aziende ritrovino stabilità di ricavi e ritornino ad avere flussi di cassa sufficienti alla ripartenza; intervenga a mitigare il costo della Tari rendendola proporzionale al rifiuto effettivamente prodotto; intervenga infine con iniezioni di liquidità e finanziamenti a lungo termine; riduca il cuneo fiscale per abbattere il costo del lavoro e liberare più risorse nel salario per i lavoratori.
Si diceva di 500, forse addirittura 800 possibili cassaintegrati qualora le presenze turistiche si fiondassero verso l’azzeramento dopo l’Epifania.
«I conti sono presto fatti – calcola Stefano Calvi, sindacalista della Fisascat Cisl –. Gli addetti al comparto, tra diretti ed indiretti, sono circa 3 mila in provincia. Con gli alberghi ed i ristoranti al 50% dell’attività, non dico che avremo 1500 ricorsi agli ammortizzatori, ma tra il 20 ed il 30% sicuramente sì. Certo, c’è la speranza che il picco della pandemia sia meno indolore e che, comunque, possiamo liberarcene fra un mese, prima delle settimane bianche».
Il presidente De Cassan si lascia prendere dallo sconforto. «Abbiamo atteso molto questa ripartenza. Le prenotazioni dell’autunno ci avevano illuso. Mai, però, immaginavamo i numeri di contagio come quelli di questi giorni, soprattutto all’estero, da dove proviene il 50-60 per cento dei nostri affezionati clienti. Io spero di avere torto. Ma l’anno va a chiudersi … con gli incubi».
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