Turismo, mense e pulizie: venerdì sciopero

Il rinnovo del contratto del comparto bloccato da tre anni. I sindacati: «A rischio i diritti dei lavoratori»

BELLUNO. È a rischio la possibilità dei lavoratori del comparto turismo, mense, multiservizi, terme e farmacie di passare da un appalto all’altro, conservando gli scatti di anzianità e gli stessi contratti e stipendi.

È scontro tra sindacati di categoria - Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs Uil e Uil trasporti - e associazioni imprenditoriali dei comparti, che da tre anni attendono il rinnovo del contratto.

Settori lavorativi che in provincia di Belluno contano, a oggi, oltre 3 mila addetti. Un piccolo e silenzioso esercito di persone (dal barista al cameriere, dai cuochi agli operatori delle pulizie, dagli addetti mense ai receptionist, dagli impiegati delle agenzie di viaggio ai lavoratori dei fast food, dagli operatori del comparto termale ai farmacisti) che, viste le richieste dei datori di lavoro, rischia di rimanere con il cerino in mano, senza tutele e diritti. Ed è per questo che i sindacati hanno indetto per venerdì uno sciopero nazionale del settore; a livello locale la protesta porterà a una manifestazione a Venezia.

Un centinaio i bellunesi che scenderanno in laguna per prendere parte all’iniziativa che si svolgerà in Campo San Geremia; il comizio sarà chiuso dall’intervento del segretario generale della Fisascat Cisl, Pierangelo Ranieri.

«Siamo di fronte a un vero e proprio attacco ad alcuni diritti acquisiti», dicono Stefano Calvi della Fisascat di Belluno e Mauro De Carli della Filcams locale, «diritti che servivano a tutelare il lavoro e il lavoratore. Ci riferiamo all’obbligatorietà del passaggio da un appalto all’altro, mantenendo invariati i diritti acquisiti dall’addetto. Le parti datoriali hanno posto questi elementi come qualificanti per il rinnovo del contratto nazionale. E questo non ci sta bene».

Attualmente nel comparto turistico bellunese lavorano circa 1.500 addetti, mentre sono un migliaio quelli del settore del multiservizio - che comprende anche le imprese di pulizia - e circa seicento i lavoratori delle mense (scuole, case di riposo, ospedali e vigili del fuoco).

«Da tre anni», sottolinea De Carli, «gli imprenditori fanno una vera e propria melina. Non gioca a nostro favore neppure il decreto legislativo del Governo, che stabilisce che d’ora in poi si “può” passare da un appalto all’altro, quindi non c’è più l’obbligatorietà. Tutto sarà lasciato alla contrattazione sindacale». Il sistema che gli imprenditori vogliono mettere in campo «mira a una riduzione di stipendi e a fare economia sulla pelle dei lavoratori», prosegue anche Calvi.

Per questo è in programma la discesa in campo «contro un sistema che rischia di minare dall’interno l’impianto di tutela dei lavoratori di comparti fondamentali e diffusi nel territorio come quello del turismo. Turismo che nel 2015 ha segnato una flessione importante in provincia, con la chiusura di oltre 300 strutture ricettive». (p.d.a.)

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