Turismo religioso, nasce il biennio di studi

BELLUNO. Nasce tra Belluno e Vittorio Veneto la prima esperienza formativa per “Operatori del turismo religioso”. Un biennio sperimentale che prenderà inizio in ottobre e che mira a valorizzare il patrimonio costituito dai percorsi di turismo religioso già in atto nei due territori. E, perché no, creando anche un circolo virtuoso che permetta la creazione di opportunità lavorative. Il progetto vede come capofila le diocesi di Belluno-Feltre e di Vittorio Veneto, che hanno potuto avviare il percorso sperimentale grazie a un significativo contributo del Consorzio Bim Piave.
«L’idea è nata da una domanda che ci siamo posti all’interno dell’Istituto superiore di scienze religiose: il patrimonio che possediamo deve restare solo nell’ambito della stretta conoscenza ecclesiale ed ecclesiastica?», spiega il direttore, don Francesco Silvestri. «Abbiamo così pensato a un progetto che, di fronte a una domanda vera di speranza, cultura e spiritualità, creasse opportunità di sviluppo e di crescita a misura delle persone che vivono nei nostri territori». “Operatori del turismo religioso” è un progetto interprovinciale e interdiocesano unico nel suo genere, che ha coinvolto diversi soggetti, come il Centro Papa Luciani di Santa Giustina e il Centro San Martino di Tours di Vittorio Veneto. Il percorso formativo vede come destinatari guide naturalistiche e turistiche, operatori di didattica museale, docenti di educazione all’immagine, operatori pastorali e di catechesi, animatori di pellegrinaggi e di esercizi spirituali itineranti, organizzatori di eventi culturali. Il titolo minimo richiesto per l’iscrizione è la laurea triennale, civile o ecclesiastica.
Le sedi delle lezioni saranno il Seminario di Belluno (sede anche della Segreteria del biennio sperimentale), il Castello vescovile e la Casa di spiritualità e cultura di Vittorio Veneto. «La missione delle diocesi è annunciare il Vangelo», mette in risalto monsignor Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio, «e tra le vie c’è quella della bellezza, la “via pulchritudinis”. Con questo biennio andremo a preparare figure competenti, capaci di trasmettere il messaggio contenuto negli oggetti religiosi».
Il turismo religioso, nei territori di Belluno e Vittorio, può contare su un vastissimo patrimonio. «Purtroppo è ancora frammentario», commenta Ivana Faramondi, della segreteria organizzativa. «Il nostro scopo è valorizzare un prodotto turistico che non sia fine a se stesso. Le parole chiave sono quattro: collaborazione, comunicazione, fruibilità e attenzione ai destinatari».
L’offerta del corso prevede tre versanti formativi: quello teologico, antropologico ed estetico; la comprensione del patrimonio culturale del territorio; l’acquisizione di competenze per l’autoimprenditoria e l’attività cooperativa. «L’obiettivo non è solo trasmettere un sapere», fa presente Cristina Falsarella, vice direttore del corso, «ma anche creare la capacità di accogliere chi arriva nel nostro territorio e di capire chi abbiamo davanti». Il biennio costituirà anche un banco di prova per rendersi conto se in provincia il turismo religioso ha la possibilità di decollare. «A livello nazionale ci sono problemi burocratici e discussioni tra Stato e Cei sul tema della definizione di chi possa dirsi operatore del turismo religioso», riflette don Silvestri.(m.r.)
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