Turismo, trasporti, piazza Il Pd riprogetta Belluno

Iniziativa partecipativa dei democratici. Proposte sulla scuola e il centro storico «La città deve superare l’isolamento, ritrovare il suo ruolo centrale in Europa»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Una città sostenibile, dinamica, felice. Il Partito democratico progetto la Belluno di domani. Lo fa in maniera partecipata, coinvolgendo gli iscritti (parecchi) e qualche cittadino, quelli che ieri hanno partecipato all’iniziativa organizzata al centro diocesano. Dai tavoli di lavoro sono emerse proposte per rilanciare Belluno, da qui a dieci anni. Idee, suggerimenti, che non hanno la pretesa di realizzarsi nell’immediato futuro, ma che vogliono dare una prospettiva.

I partecipanti si sono confrontati in quattro gruppi di discussione: sociale, welfare e sanità; viabilità e vivibilità; territorio e ambiente; ruolo della città come capoluogo di provincia. Molte le facce note presenti in sala (fra cui i vertici del partito), ma c’erano anche Ida Bortoluzzi (il suo gruppo dovrebbe appoggiare Massaro), Simonetta Buttignon (che di certo non correrà con il sindaco uscente), rappresentanti di Vivaio Dolomiti, Andrea Dal Pont della Consulta Ascom.

Gli spunti. Girando fra i tavoli si è scoperto che le idee sulla piazza sono diverse e discordanti (c’è chi ha proposto di riaprire il transito alle auto anche nella corsia oggi riservata agli autobus e chi pensa che la viabilità vada bene così com’è), che tutti concordano sul fatto di spingere sul turismo, ma individuando il target di riferimento della città e c’è unanimità anche sul fatto che Belluno debba recuperare il suo ruolo di città capoluogo, trainante all’interno della provincia.

L’obiettivo è «vincere l’isolamento e far diventare Belluno cerniera fra centro e sud Europa, superando le divisioni, aprendosi al mondo e facendo rete», si è sentito dire. Attorno alle 13 sono state tirate le conclusioni della giornata.

Sociale, sanità e welfare. La proposta è quella di investire in educazione e di mappare i bisogni del territorio per dare risposte efficaci. «Le scuole elementari sono dodici. Servono tutte? Forse andrebbe riorganizzata l’offerta», ha spiegato la coordinatrice del tavolo. In tema scuola si pensa ad un cambiamento della didattica educativa, a partire dalla fascia 0-6 anni, mentre per i ragazzi più grandi è arrivata la proposta di aprire un’aula studio sul modello universitario. Così gli studenti non sarebbero costretti a fermarsi fuori sede per preparare gli esami.

Per la casa si è proposto di agevolare l’insediamento di giovani in centro storico trovando un modo per abbassare gli affitti delle abitazioni.

Viabilità e vivibilità. L’obiettivo è completare il progetto avviato dall’ex sindaco Maurizio Fistarol, mantenendo le aree pedonali esistenti ma ripensando piazza dei Martiri. Necessario anche favorire l’arrivo di turisti, dando loro servizi, accoglienza («servono alberghi»), creando eventi di richiamo.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico, si propone di istituire un servizio festivo e serale oltre le 20 e un biglietto simbolico per le fasce “di magra”. Infine, si punta sulle piste ciclabili e sulla valorizzazione delle risorse naturali.

Ambiente e territorio. Dal coinvolgimento di cittadini e associazioni nelle manutenzioni all’attenzione all’arredo urbano, fino alla tutela e sviluppo di Piave, Ardo (con un parco fluviale di sistema), del Nevegal e delle Dolomiti. Scontato il freno al consumo di territorio, per valorizzare alcune strade del centro si punta sulle attività artigianali.

Il ruolo di Belluno. La città deve tornare consapevole del suo ruolo di centralità, creare sinergie con i comuni contermini e diventare un interlocutore paritario ai tavoli nei quali si distribuiscono risorse. «I soldi ci sono, basta sapere dove andarli a prendere e produrre progetti», ha detto nelle conclusioni Simonetta Buttignon. Che auspica un confronto sulle infrastrutture e propone anche la cultura come motore di rilancio del territorio (è un punto sul quale spinge anche Ida Bortoluzzi).

«Serve una visione. Altrimenti per amministrare una città bastano i funzionari», ha chiuso in maniera puntuale Michele Dal Farra.

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