«Tutti i cittadini del Veneto devono pagare lo stesso»
BELLUNO. «Inaccettabile l’aumento del 29.4% dell’acqua, soprattutto in un momento in cui perdiamo i posti di lavoro, c’è molta gente in cassa integrazione e tanti hanno già finito anche la cassa in deroga. Questa decisione, che prevede un incremento di un terzo della tariffa proprio in una provincia che produce l’acqua, è a dir poco inconcepibile».
Il segretario della Uil Belluno Treviso, Carlo Viel dà battaglia di fronte alla decisione di Bim Gsp di far lievitare la tariffa idrica del 30%.
E promette: «Sentirò nei prossimi giorni anche i miei colleghi di Cgil e Cisl perché come sindacato rappresentiamo migliaia di consumatori e valuteremo quindi il da farsi». Viel interviene anche sulla vicenda del buco di 83 milioni di euro della società. «Non conosco la realtà specifica e le regole che la caratterizzano, e quindi non mi azzardo ad assegnare responsabilità a chicchessia, ma è opportuno che un soggetto istituzionale terzo come la magistratura faccia una verifica per stabilire se ci sono state delle responsabilità, di che tipo e di chi».
A chiedere tariffe più eque anche Silvano Martini del Bard. «Non è possibile che la montagna, produttrice dell’acqua, debba pagarla sei volte di più della pianura che viene rifornita proprio da noi», dice Martini che rispolvera una vecchia querelle. «Ad Auronzo, ad esempio, nel 2005 per un metro cubo d’acqua si pagavano 30 centesimi, nel 2013 siamo1.77 euro, circa sei volte tanto. Intanto i consorzi della pianura pagano 3 millesimi di euro al metro cubo. Cioè 600 volte in meno di noi», dice Martini che si dice a favore di una tariffa unica regionale dell’acqua.
«La questione è che l’acqua come bene primario non dovremmo nemmeno pagarla. Purtroppo, però, la società Bim Gsp è nata con un’operazione fallimentare visto che si è basata su previsioni di consumi che non erano reali, e ora si vuol far pagare ai cittadini gli errori degli amministratori. Anzi, i bellunesi così pagano due volte: l’acqua con la tariffa e poi il credito che avanzano i Comuni dalla società. Insomma, la giustizia in questa situazione consiste nel far pagare lo stesso bene a tutti i cittadini veneti in modo uguale realizzando anche un fondo perequativo per chi è in difficoltà e ne usufruisce meno».
In realtà nel ddl varato dal governo e denominato Agenda Verde collegato alla Legge di stabilità, viene introdotta una sorta di “tariffa sociale” del sevizio idrico per garantire un minimo di fornitura di acqua alle utenze non in regola con i pagamenti e si parla di assicurare agli utenti domestici a basso reddito l’accesso, a condizioni agevolate, a quantità di acqua necessarie per i bisogni fondamentali.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi