Tutti i dubbi sul Fondo Brancher
Sergio Reolon: «L'Odi ha troppa discrezionalità sui progetti»
Il consigliere provinciale e regionale Sergio Reolon
BELLUNO.
Come viene gestito il fondo Brancher e in che modo il Bellunese sta cercando di cogliere questa opportunità? Sono due le domande che si pone il consigliere regionale Sergio Reolon. Molte le riserve avanzate da Reolon sul comportamento dell'Odi, l'organismo presieduto da Aldo Brancher che gestisce il fondo di ottanta milioni annui che arrivano dalle Province di Trento e Bolzano per i comuni di confine.
«Agli incontri con i sindaci, Brancher si è presentato con un consulente che non si sa come sia stato scelto e quali competenze abbia. E questo è il primo punto. Poi c'è da dire molto sul bando. Ci sono sei punti sui 40 previsti per i progetti, che sono nella discrezionalità dell'Odi. C'è di che pensarci», aggiunge Reolon. «Sei punti su 40 sono tanti, alla fine a decidere quali progetti saranno finanziati è la discrezionalità dell'Odi».
Altra questione che lascia perplessi e che non è meno importante: «C'è l'ipotesi di attribuire la gestione complessiva di questa misura ad una società, che in effetti diventerebbe titolare degli ottanta milioni all'anno da distribuire tra i Comuni di confine. Una struttura operativa esterna, dunque. E questo mi sembra gravissimo».
Reolon sottolinea poi l'atteggiamento della Provincia di Trento: «Pare che nessuno si sia accorto che Trento risparmia 10 milioni di euro. C'è qualcuno che si ricorda che esisteva un fondo Galan - Dellai? Il fondo era finanziato con 10 milioni di euro da Trento e con 2 dal Veneto. Ebbene, la Provincia di Trento ha ottenuto di cancellare quei dieci milioni». Critiche anche sui rappresentanti veneti nell'Odi. «C'è l'assessore Ciambetti ma dai verbali non risulta che sia mai intervenuto. Per Belluno c'è Mattia Losego. Un giovane che stimo, ma non capisco quali esperienze e competenze abbia per stare in un organismo che gestisce ottanta milioni.
La Provincia di Trento, per fare un esempio, ci ha messo un dirigente di fiducia di Dellai, esperto anche nello scrivere i bandi». Oltre ai problemi legati alla gestione dell'Odi, c'è poi il modo con cui nel Bellunese questa partita è stata affrontata. «Sono stati presentati 72 progetti, il che vuol dire più di due progetti per ogni Comune che ha diritto al finanziamento del fondo. Quello che i Comuni avrebbero dovuto fare, era presentare progetti strategici, che potessero imprimere una svolta alla provincia, progetti per sostenere l'economia, il turismo, le infrastrutture. Pochi progetti ma importanti. Invece ci troviamo di fronte a richieste di soldi per rifare marciapiedi e piste ciclabili». Questo significa che i Comuni non hanno soldi.
«E' vero, ma proprio questo avrebbe dovuto spingerli a presentare progetti strategici. In tutto questo, manca totalmente la mano della Provincia, che non ha avuto alcun ruolo, completamente assente, incapace di essere punto di riferimento per il territorio».
(
ma.co.
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