Ubriachi per gioco: sui network la sfida all’ultima goccia
BELLUNO. Si ubriacano per gioco e per un minuto di notorietà. È allarme anche in provincia di Belluno per un nuovo fenomeno che si sta diffondendo tramite i social network e che vede i ragazzi filmarsi mentre si ubriacano, spingendo poi altri amici a farlo, dopo aver postato il video in rete: in palio una cassa di bottiglie di alcolici.
Si chiama “nek nomination” e da qualche settimana la sfida è arrivata anche tra le montagne bellunesi. A lanciare l’allarme e a chiedere la massima attenzione a una tendenza che nei paesi anglossassoni ha già visto la morte di una decina di ragazzi, è Paolo Bello, medico del Sert dell’Usl 1, che gira da anni tra i luoghi di incontro dei giovani con il Camper Fuori posto per combattere l’abuso di alcol.
Ed è proprio nel corso di alcune di queste uscite notturne che Bello è venuto a contatto con questa nuova realtà. «Sono per lo più ragazzi con un’età inferiore ai 20 anni, quindi molto giovani, che si sfidano tra loro per vedere chi riesce a ubriacarsi nel modo più originale possibile».
Il “gioco” è molto semplice: «Un ragazzo», spiega il medico del Sert, «si filma mentre scola tutto d’un fiato mezzo litro di birra o qualsiasi altra sostanza alcolica, poi posta il video sui social network come facebook o twitter, e lancia la sfida ad altri tre amici, chiamati a loro volta imitarlo nel minor tempo e nel modo più stravagante possibili: in palio c’è una cassa di birra o di altro liquore. Se non superano la prova, per loro c’è il ludibrio sulla rete. E di questi tempi questo è visto come una cosa gravissima».
Il fenomeno è nato in Australia e si è diffuso in brevissimo tempo dapprima nei paesi anglosassoni (Inghilterra e Irlanda), dove ci sono stati anche dei morti. E ora è arrivato in Italia e in una realtà fino a poco tempo fa tranquilla come la provincia bellunese.
«Sul web si vedono scene incredibili di ragazzi che bevono una bottiglia di vodka con dentro dei pesci rossi, oppure uno che getta l’alcol nel water e poi aiutato da alcuni amici che lo tengono per le gambe lo beve. Scene che evidenziano», spiega Paolo Bello, «il tentativo non solo di attirare l’attenzione, ma anche di poter avere la fama tramite l’apparizione sulla rete che ora è diventata l’elemento imprescindibile per poter esistere. Oggi i ragazzi si sentono davvero vivi se appaiono, se si parla di loro e per questo fanno anche delle bravate pericolose. Se si limitassero a una bevuta e basta, potrebbero anche essere annoverate tra i giochetti da adolescenti, ma questa sfida rischia di diventare mortale se portata agli estremi. Sono persone che si individuano con fatica: non sono i classici pazienti del servizio delle dipendenze dell’Usl, perché non sono i soliti alcoldipendenti. È qualcosa di diverso che noi, con il camper Fuori posto riusciamo ad intercettare».
E allora cosa fare? «Serve un fronte comune da parte di tutta la società civile per prevenire questi fenomeni, le famiglie devono tornare ad occuparsi dei loro figli prima che a preoccuparsene, e i ragazzi devono recuperare e capire il senso delle cose e della vita».
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